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Il cicciotello Mercalli non faccia il martire

L'epurazione del climatologo da Raitre

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Chiudono Scala Mercalli Foto: Chiudono Scala Mercalli
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  Dal nostro epurato speciale. Dopo i complotti sugli sprechi energetici, sulle trivelle venute dallo spazio, sui buchi nell'ozono sulle lobby dell'energia «insediate nei ministeri» (ma mai che facesse un nome che fosse uno…), l'ultimo complotto denunciato dal metereologo Luca Mercalli è quello del proprio siluramento in Rai. Mercalli è un climatologo cicciottello, in cravattino e barbetta incolta, già noto nei programmi di Fabio Fazio. Uno che potrebbe essere uscito da un romanzo di G.K.Chesterton, con la faccia «da gnocchetto di Norfolk». Però Mercalli conduceva pure su Raitre, con simpatica ferocia, Scala Mercalli, un programma che, col pretesto dell'ecologia, insufflava nello spettatore uno spietato senso di inadeguatezza misto a un sentore d'apocalisse. All'inizio il format mi era sembrato un'insufflata d'ossigeno nel palinsesto. Ma poi, via via, dopo qualche puntata sui gas serra, sui talebani della descrescita, sull'orrore del nucleare e sulla desertificazione del mondo, roba che pareva quasi colpa mia (immagini di vulcani, alluvioni, tragedie, accompagnate da economisti alla Latouche che concionavano senza un contraddittorio); be', dopo tutto questo, io spesso sudavo freddo e la mano mi scendeva verso il bassoventre, in un istintivo gesto apotropaico. M'avvolgeva, insomma, la sensazione d'una jella invincibile. Non so se ha fatto lo stesso effetto a Daria Bignardi, la direttora di Raitre. Scala Mercalli era trasmesso dal Centro Multimediale Sheikh Zayed della Fao di Roma -cioè una di quelle organizzazioni si suppone incistate di lobby che Mercalli combatte-; prendeva posizioni un tantinello catastrofiche spesso senza sentire l'altra campana; e, soprattutto, era calato d'ascolti, dal 5,13% di share del 27 febbraio al 4,91 % del 2 aprile (con il tonfo del 3,87% del 26 marzo). Un'audience  mediocre, non certo un successo travolgente. Specie considerando che, sul fronte scientifico, stessa rete, Alberto Angela arriva sistematicamente all'8%. Ora, come di moda in questo periodo, dopo Porro, Francesca Fornario, Bianca Berlinguer, il Mercalli cancellato dal palinsesto di Raitre insinua il sospetto che la propria epurazione sia avvenuta perchè «trattavamo argomenti scomodi per il governo», come le trivelle. Le trivelle. Ora, m'immagino Renzi che durante un colloquio ufficiale con la Merkel, o nel cuore di un dibattito sulle banche, sulla legge di stabilità e sul vincolo del 3%, o nel pieno d'un tesissimo Consiglio dei Ministri, si ferma. E, pallido e preoccupatissimo, chiede alla Boschi: «Ahò, Maria Elena, ma un gli'è cche che oggi Mercalli, su Raitre, ha parlato delle trivelle, del fotovoltaico o della fusione dei ghiacciai dovuto all'eccesso di Pm10? Si? Diobono, ma 'sto Mercalli , bisogna eliminarlo subito, chiamate la Bignardi...». E lì mi si para innanzi il Mercalli che s'immola su una pira di combustibili fossili, crocefisso ad un pannello solare. L'olocausto di Mercalli è terribile. Mercalli la sentinella del mondo, si sacrifica sostenuto dal National Geographic, da Greenpeace, da un'orda di economisti della sostenibilità dell'Università del Surrey e dalle parole di Papa Bergoglio «Dio perdona sempre, gli uomini perdonano qualche volta, la Terra non perdona mai» . Quest'ultimo, tra l'altro, è un mantra che il climatologo recita spessissimo guardando in camera gli spettatori; e, più o meno ha l'effetto vibrante del «ricordati che devi morire...» pronunciato dal monaco francescano a Massimo Troisi in Non ci resta che piangere. Ma tant'è. Ora, il Mercalli trombato dallo Rai è senz'altro una sciagura per l'umanità, oltre che l'ennesimo emblema della dittatura renziana che colpisce i nemici. Non ci giurerei, ma probabilmente Mercalli aveva schierato anche i venti subsahariani e l'anticiclone delle Azzorre per il «No» al referendum. Però, essendo in democrazia, occorre anche riconoscere alla direttora di Raitre il diritto di fare le scelte editoriali che le pare, specie se il programma che s'appresta a cancellare non è -diciamo- irresistibile. Se Daria Bignardi avrà cannato la sua scelta sarà la prima a pagarne le conseguenze; però, diamine, assicuriamole almeno il diritto di sbagliare da sola. Domani, per protesta, gli indios Yanomami dell'Amazzonia, Carlin Petrini di Slow Food e le balene di Greenpeace osserveranno un minuto di silenzio. Sarà dura senza lo gnocchetto di Raitre, ma ce la faremo...  

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