La Rimozione forzata che ti rimuove il cervello
Lo strampalato programma di D-Max
Che fascino può avere un mondo pieno di gente grassa, quando va bene volgare e opportunista, quando va male dedita alla violazione sistematica delle leggi? Che appeal racchiude, in sé, il mondo sommerso delle aree di sosta occupate abusivamente e bazzicate da società private che asportano auto, pick up e furgoni attraverso carri attrezzi che sembrano avvoltoi rapaci? E' questa la domanda che mi sono posto affrontando Rimozione forzata (D-Max, giovedì ore 12.35), la docufiction che con un'azienda, la “South Beach Rimozioni” s'addentra nell'inferno dell'automobile selvaggia di Miami. Rimozione forzata è la negazione totale di ogni senso estetico. Tra gli assunti di questa società di servizi dove scorre un'umanità avariata e dove “non si accettano carte di credito”, non c'è un carattere normale che sia uno. Sembrano tutti reclutati dal Jersey Shore o dal bar di Guerre Stellari. La rumorosissima proprietaria si chiama Christie, ha un fratello, Robbie, pancia da birra e codino, con più tatuaggi che pensieri; entrambi sono insidiati dall'altro socio, Perez, che vuole rilevare scorrettamente il business. L'impiegato più sensibile è un obeso, Dave, che diventa ancora più orribile dopo terrificanti interventi di chirurgia estetica; Dave si spacca entrambe le braccia a causa di una caduta dal tetto sul quale era salito per l'attacco di uno struzzo killer uscito dal retro di un camioncino sequestrato; con le braccia ingessate è costretto a chiedere ai colleghi di accompagnarlo in bagno. Bernice è una nera che trabocca ciccia e antipatia licenziata dal furgoncino –chiosco della madre; una che approccia gli uomini con possenti prese di wrestling; e che aggancia, col carro attrezzi, tutti quei camion che in Florida, pare abitualmente, usino i parcheggi dei ristoranti cinesi per organizzare parties. Jerome è un ragazzotto, lardossissimo, che cade nel panico ogni volta che una donna gli strizza l'occhio. Poi c'è una biondina, di cui mi sfugge il nome, che insegue i suoi debitori saltellando come fosse Spiderman e spezzando loro le ossa. Ho seguito una puntata senza né capo né coda, la trama esile come divieto di sosta. Quasi un'esperienza lisergica. Una puntata di Rimozione forzata è un invito a rimuovere il cervello. Chissà cosa succederebbe se a qualcuno venisse in mente di girare un reality su un gruppo di feroci gangsta sudamericani a Milano, abbandonati tra la sede dei vigili in piazza Beccaria e gli uffici dell'Aci in Porta Venezia…