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Cattelan non è Baudo, ma ci si può accontentare...

Ritratto di un enfant prodige

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Piccoli presentatori crescono Foto: Piccoli presentatori crescono
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Ha una faccia «facciosa» (come diceva Oreste Del Buono di Charlie Brown) ornata da pizzetto; e la presenza non ingombrante di un parente lontano, diciamo un cugino che passava giusto per salutare; e un'ironia veloce, tra il Corrado della Rai e Jimmy Fallon, quello del Tonight Show della Nbc. Questo è Alessandro Cattelan, 36 anni, la nuova forza motrice della conduzione televisiva. Ora, riconosciamolo. Nella tv di trent'anni fa uno come Cattelan - garbato, colto ma non troppo,  stile neutro- , tra colossi come Baudo, Mike, Tortora o Vianello avrebbe chiuso la sua carriera nelle seconde file, come uno Stefano Santospago qualsiasi. Invece oggi, considerato quel che c'è in giro, Cattelan è il Goldrake dei palinsesti, l'ultima speranza dell'umanità. Per esempio, alla conduzione dei David di Donatello su Sky non ha fatto niente di stratosferico, s'è limitato a dirigere il traffico degli ospiti, condendo il tutto con battutelle anche stupide (quella sulla minzione); ma, rispetto alla terrificante performance di Paolino Ruffini che aveva dato della «bella topa» alla Loren accumulando gaffes l'anno pruma, be', Cattelan era David Letterman. A proposito di Letterman. In E poi c'è Cattelan (EPCC, sempre su Sky Uno in seconda serata) il nostro ragazzo  cresciuto a «Drive In, Il pranzo  servito e Mai dire Gol»come ha confessato, intervistato da Repubblica, non è certo paragonabile all'anchorman americano. E il suo talento scenico brilla ad intermittenza, a seconda degli ospiti che ha davanti (sì Zanetti, no Mandelli, per capirci). Però, si può dire che ha recuperato un genere difficilissimo in Italia che nessuno osava ripercorrere dai tempi di Daniele Luttazzi.  In X Factor, invece, Cattelan è perfettamente nella parte, un cazzeggiatore gentile che si rende parte del talent. Se considerate che della sua generazione molti ci hanno provato - due per tutti, Francesco Facchinetti e Simone Annichiarico-  e quasi tutti hanno fallito, occore riconoscere a Cattelan una marcia in più. Che, a mio parere, continua ad usare meglio come speaker a Radio Dee Jay. L'altro giorno,  ha vaporosamente  intrattenuto il pubblico sul suo modo di dormire a pancia in giù. Per cinque lunghissimi minuti. Un altro sarebbe stato preso a colpi di bazook dai radioascoltatori. Ma chi l'ascoltava ha sorriso, pensando fosse una provocazione dadaista...              

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