Baciato dal sole, il feuilleton ai tempi di Internet
Premetto che conosco bene -avendoci anche lavorato assieme- il talento televisivo di Agostino Saccà. Ma cercherò d'essere obiettivo, nel giudicare Baciato dal sole (Raiuno, martedì, prime time), il feuilletton balzachiano ai tempi di Internet della sua Pepito Production. La storia di Elio Sorrentino, una sorta di Fiorello oberato dai sensi di colpa, uscito da un talent show per entrare nella grande betoniera della televisione generalista, ha evidenti fragilità, quanto possenti possibilità. Fragilità. Innanzitutto è troppo lunga. Va bene, d'accordo. C'erano diversi piani narrativi da sviluppare: la commedia: Elio tra gli amici, le morose, i figli nascosti; il dramma: Elio e la droga tra una copula e l'altra; il giallo: la violenza alla madre di Elio diciottenne e il di lei omicidio; la suspence alla Giro di vite : immagini rarefatte di Elio bambino, con spettri materni che viaggiano sui pulmann e vagolano nei residence e s'infilano nelle automobili fino ad istigare il cattivo al suicidio. Va bene tutto. Ma sei puntate per raccontare una storia di riscatto e redenzione sono troppe. Come le scene di sesso, più tenaci che in un film della Fenech. E non è solo un discorso di pezzature. Eppoi, molti personaggi potenzialmente straordinari qui sono come lasciati da parte, covati in script sottotraccia, forse in attesa di una serializzazione successiva (l'autore buono ma incasinato, la presidente della tv, la nipote un po' stronza del tycoon). Queste le fragilità. Che vengono superate dalle potenzialità. Primo: la fiction Rai ha vinto - se non stravinto- tutte le serate, stracciando perfino Jurassic World e (per me sommo cum gaudio) la concorrente Mediaset col terribile Garko. Secondo: gli attori -specie il redivivo youtuber Willwosh/Scilla- sono bravi. Terzo: l'effetto web, 50 milioni pagine viste e il ribollire sui social, catturano un pubblico impensabile per la rete, ne modificano quasi il dna. Quasi. Quarto: la sceneggiatura, che decolla dalla terza puntata: più s'inoltra nella vicenda, più mette quelle che Hitchcock, intervistato da Truffaut, chiamava «le bombe sotto il tavolo». E i colpi di scena (la falsa madre, il padre/avversario, la violenza, il sesso con l'amica con prole annessa...) gonfiano la tensione fino a far tifare per quel povero ragazzo che ha la sfiga appiccata addosso come un chewing gum. É un esperimento originale che merita rispetto, come l'omologo, sempre su Raiuno, Tutto può succedere, che però non è originale...