L'Isola, la sindrome delle iguane e la tristezza della Ventura perduta
A volte ripenso con nostalgia all'indifferenza del Wwf per le iguane dell'Honduras descritte da Stefano Disegni: poveri rettili depressi, sradicati dal loro habitat - l'Isola- e estintisi nel trash dei barbari invasori, i Famosi. Per lavoro, a volte, sono costretto all'impossibile. E stavolta mi si è stretto il cuore osservare l'amico Aristide Malnati -pregiato intellettuale, egittologo di fama, animo schivo- sballottato, come naufrago all'Isola dei Famosi (Canale 5 ,mercoledì , prime time) tra i marosi dei morti di fama; tra i gridolini di tre sgalletate di cui mi sfugge nome; tra i peni nudi e ballonzolanti di un pugile tatuato, Fragomeni, che usa la testa probabilmente per spaccare le noci di cocco o di un comico, Enzo Salvi, ridotto subito, nel confronto col pugile, a macchietta urologica. L'Isola rappresenta l'immutabile infierire della cattiva tv sul buon gusto. Una certezza. Solito copione, solite lacune autorali, solito salto dall'elicottero con la liftatissima Fiordaliso, (che a me sembra sempre più Gollum del Signore degli Anelli, mentre la collega Alessandra Menzani la scopre più simile a Roberto Cavalli) che urla, con rara raffinatezza «Mi sto cagando sotto». Si ostenta, qui, un nuovo, inenerrabile, espediente narrativo: un'«Isola desnuda», con sei concorrenti, completamente nudi, pronti a conquistarsi l'accesso all'isola principale. In studio Alessia Marcuzzi rimane una spanna sopra il resto del programma (ma è un mio pregiudizio storico: per me potrebbe fare la pianta e sarebbe perfetta lo stesso); e Alfonso Signorini e Mara Venier gigioneggiano con mestiere. Ma chissà cosa pensava, chissà quali emozioni tenebrose, quali tumulti, attraversavano la mamma di Simona Ventura. Mentre la figlia, collegata da Palapa, caduta dalle stelle della conduzione alle stalle dell'ospitata crudele, rappresentava la parabola triste di un'ex onnipotenza tv spentasi nell'oblio. Ecco, Simona, certo mantiene la verve mentre le mostrano i falsi filmati con Obama e Tarantino che ne commentano il ritorno; e sorride, un po' gonfia, con occhi liquidi, citando la breve vita dei gatti a spasso sull'autostrada. Eppure che ci sta a fare lì in mezzo? È come piazzare Crozza tra i concorrenti dei pacchi, o Enrico Letta in un Consiglio Regionale. Non c'è riscatto, c'è il suicidio di un mito pop. Certo, 4.430.000 spettatori e 23,44% di share sono un successo. Ma il pensiero corre alle iguane...