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"Ma anche no" la sfida di Piroso alla domenica

la nuova trasmissione

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Be', non si può dire che Ma anche no (La7), l'ultimo esprit di Antonello Piroso, rientri nei canoni della tv stridula e atarassica della domenica pomeriggio. E diciamo che anche Pippo Baudo è una cosa diversa. In realtà “Ma anche no” -acronimato in “Man” secondo vezzo pirosiano- è una prima serata intellettuale mascherata da mass market. In esso la critica più feroce a  Mario Monti la produce l'immenso Maccio Capatonda nei panni imprenditore schizofrenico («Quando la crisi avanza il male diventa necessario») che tagliuzza con le cesoie i suoi impiegati, nel finto trailer di “Tagli al personale”, con citazione all'omonima commedia horror di Christopher Smith, anno 2006. E il verso più subdolamente cattivo all'uso assai bonolisiano ai bambini in tv, lo fanno, qui, proprio i ragazzini di Piroso, le piccole jene  che danno tranquillamente del “mafioso ricattatore” a Fabrizio Corona e del “presidente della Cina” al Dalai Lama (una delle due affermazioni è falsa...). E l'attacco più sincero al conformismo lo fa, sempre qui, Francesco De Gregori. Il quale De Gregori, strattonato da Piroso, filosofeggia sulla Roma, su Monicelli, sulla tecnica del cantautore che trae ispirazione «dalle parole crociate» (la stessa affermazione di Paolo Conte); eppoi, da allievo di De Felice, spiega, che «la Storia è divertente, materiale vivo, la si può leggere ogni volta da un'angolazione diversa» e lo fa col cappello calcato sulla capa  per nascondere calvizie e disamore verso la sinistra che non sa leggere il Revisionismo. Ma anche no è l'evoluzione di Niente di personale in chiave pop, ma neanche poi tanto pop. Può vantare una fruizione non nuova e assai paraculesca del web aperto su Facebook in modo da nutrire la vanità degli internauti; e  uno studione sfumato sull'azzurrino; e lo sfoggio creativo delle videosigle. Buone, anche se già viste, le interviste politiche a Pennacchi e Ghini. Discreti ma posticci i servizi esterni sui parenti delle vittime di Viareggio. Trasmissione “scritta” e ben strutturata che solo un pazzo tranquillo come Paolo Ruffini poteva piazzare nei territori domenicali rattrappiti sul calcio e su Domenica in. Il programma c'è, la sfida anche, lo share meno (2%). Ma il confronto è col nulla, e si ci si può lavorare...  

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