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Quando Radio Londra e il Tg proprio non vanno

i flop di Raiuno

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Nel migliore dei casi quella è una fascia porta sfiga. Nel peggiore, c'è una pertinacia quasi commuovente da parte della Rai d'infilarci, in quella fascia elastica tipo Gibaud, sempre le persone sbagliate. “Qui Radio Londra”, il personale cacciabombardiere da cui Giuliano Ferrara –essere mitologico: metà uomo metà pulpito- lancia le sue morbide atomiche ogni sera  tra il Tg1 delle 20 e il varietà di prima serata viene spostato nelle pieghe del pomerggio, “tra le merendine e il caffè”, suggerisce carognescamente Il Fatto. E, diamine, un po' è così: Ferrara, con le sue concioni più o meno apprezzabili, pagate 3000 euro ogni 5 minuti per un totale di 60mila euro al mese (pagate dal noi) è sceso al 15,45% , al di sotto della soglia della decenza, nel luogo in cui la storia della Rai aveva confinato “Max & Tux”, indimenticato fiasco della coppia comica Solenghi/Lopez.  Ferrara è stato divorato vivo dagli inserzionisti Rai che perdevano fiotti di sangue di pubblicità. Ferrara è l'ultimo devastante lascito di Mauro Masi, il peggior direttore Rai di tutti i tempi. Se politicamente il programma dell'Elefantino, detto –detto da suoi amici-  “l'anti Santoro del servizio pubblico a destra” poteva discutersi, industrialmente ci troviamo di fronte al crollo delle mura di Gerico, ai bombardamenti di Dresda e all'inabissamento di Atlantide tutte insieme. Il problema è che la fascia Gibaud è una sorta di maledizione, la maledizione del programma tradizionalmente al servizio dei partiti di governo, o almeno non ostili. Dopo i successi di Enzo Biagi –che politicamente si poteva discutere, come e più di Ferrara- quella fascia oraria sempre vittima di una magia vudu. C'era Pigi Battista con “Batti e ribatti” , c'era Oscar Giannino con “Batti e ribatti” 2-la vendetta, c'era “Batti e ribatti” 3 con Riccardo Berti di cui nessuno rimembra nemmanco il volto. Tutti facevano dal 27% al 25%. Molto lontani dallo score di Biagi, lontanissimi dal flop di Ferrara. Quindi, al di là di come la si pensi, se non toglievano il direttore del Foglio di là, la Rai sarebbe finita affogata nel suo sangue come in una tragedia di Shakespeare. Ma non si pensi che per Raiuno Ferrara sia la peggior jattura. Giammai. C'è stato sì, Vittorio Sgarbi. Ma ora tecnicamente, al livello Tg1 Augusto Minzolini fa anche peggio. Gianni Riotta ha lasciato un telegiornale che aveva chiuso il 2007 con il 32,28 per cento di share e 6,6 milioni di telespettatori, adesso è tutto scomparso. Ragazzi, e parliamo di Gianni Riotta, uno che aveva messo il pilota automatico su un Air Force One dell'informazione che da anni fa sempre le stesse rotte. Bene. Oggi la media del Tg1 nel 2011 è del 24 percento di share e di soli 5,1milioni di italiani con caduta anche sotto il 22 per cento di share, impensabile fino a qualche anno fa. Al di là di come la si pensi mentre in qualunque altro paese del mondo con questi risultati un direttore andrebbe a casa, in Italia si verifica uno strano meccanismo. A Riotta hanno dato la direzione del Sole 24, che ha pensato bene di far precipitare a leivelli inumani. A Minzolini che daranno? Il Tg5? (Il discorso è puramente tecnico, i colleghi sono bravissimi giornalisti di carta stampata ,ovvio: absit inuria…)

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