Cerca
Cerca
+

Da Ferrara a Baila l'ineffabile tv dei flop

tutti gli insuccess d'autunno

  • a
  • a
  • a

Cara vecchia, Rai.m Era “bella e invincibile”. Era come un calabrone «che a rigore scientifico non dovrebbe volare con quell'apertura alare e quella. E, invece, toh, vola...». Quando qualche giorno fa, sulle colonne del Foglio, Agostino Saccà da ex direttore generale Rai (prima onnipotente, poi silurato con ignominia, riabilitato e infine tornato come il Conte di Montecristo in veste di produttore) ne ripristinava l'onore, la tv di Stato pareva incalfibile. Nonostante i terrificanti casini in cui naviga la barca di Viale Mazzini, per Saccà, cifre alla mano, la Rai «ha conservato pressochè inalterata la quota di mercato di 23 anni fa». Ed è vero, per carità. Ma è anche vero che, sempre cifre alla mano, in questo preciso momento storico la Rai è una Via Crucis. “Me lo dicono tutti!”  rispetto alla scorsa stagione è calato di oltre 7 punti di share. Pino Insegno ha insegnato che non si possono fare sempre le stesse cose per  tutta la vita. É stato chiuso dopo due puntate. Giuliano Ferrara, avendo la ferma convinzione che il suo “Qui Radio Londra” facendo servizio pubblico se ne può impipare dell'ascolto, è sceso a  4.050.000 spettatori medi e share 15,47%, cinque punti in meno; costando tremila euro ogni cinque minuti, l'Elefantino è diventato il bersaglio degl'inserzionisti inferociti che ora giustamente ne vogliono la testa. Verrà presumibilmente spostato in altra fascia, protetta.  Non che Minzolini faccia meglio: il Tg1 delle 20 nel settembre 2010 lo seguivano in media 5 milioni 546 mila, quest'anno sono rimasti in 4 milioni 781 mila, -22.47% di share, saldo negativo di 765 mila utenti. Dopo una velata critica al tg chi scrive si era lasciato, l'anno scorso, col direttorissimo con la promessa di risentirci; per, eventualmente, piegarmi sui ceci e cospargermi di cenere, se avesse raddrizzato gli ascolti. Nulla. Neanche l'ombra della telefonata. Minzolini dà la colpa del disastro ai traini e alla gestione della rete da parte di Mauro Mazza. Un po' ha ragione. Mazza è un ottimo giornalista, ma confezionare la tv è altro mestiere. Qualche dato, sulla fiction Rai -che con il solito  Saccà dominava il mercato-:  “Tiberio Mitri- Il campione e la miss” (RaiUno): 4.141.000 spett e 15,75%”; “Il segreto dell'acqua” (RaiUno), brutto brutto: 2.957.000 spett e 12,27% ; “Il Commissario Zagaria” (RaiUno): 3.160.000 spettatori e 14,05%. Tiene su la baracca soltanto Don Matteo, il grande Terence Hill in tonaca vince ancora la serata con 7, 5 milioni di telespettatori, share 27.86; però è notoriamente protetto dall'Onnipotente. E “Don Matteo” va talmente bene che bisognava piazzarlo contro “Star Academy” che già aveva il gravoso compito di sostituire Santoro. Il clone di “X Factor” condotto da Facchinetti non è orrendo. Ma è scollato, ogni tanto vi affiora qualche fastidiosa marchetta; e la mancanza di “racconto” specie nelle pieghe della notte, infastidisce lo spettatore, ormai sempre più esigente grazie a molto prodotti iperqualificati su satellite e digitale. In Rai solo Raitre ha il segno + con “Ballarò” di Floris, che al debutto di stagione è schizzato al 17.66% di share (4 milioni 473 mila spettatori) e  “Presa diretta” di Iacona che ha migliorato il risultato dell'anno scorso di 4-5 punti di share. Intendiamoci: non è che Mediaset brilli per novità e progetti eversivi. Lì la scelta più rivoluzionaria, quest'anno, è stata sostituire alle Iene la coppia Luca & Paolo con quella inedita Brignano & Argentero. Per il resto è sgraziato ed inutile “Baila!”; e non si capisce il perchè su questa arida materia plotiniana (il non-essere della tv) si è dovuta costruire una polemica infinita, sfociata perfino in una causa con la Rai. Ed è un flop anche “La versione di Banfi” che a Mediaset, cattivelli, chiamano già “L'avversione di Banfi”. Il programma, qualitativamente è quasi meglio di Matrix; ma quando t'inanella una progressione di share di 3,21%, 3,45%, 3,84%: be', ammettiamolo, Houston abbiamo un problema. Ora, mettiamoci pure tutto: il pubblico televisivo che si sta modificando geneticamente, la frammentazione degli ascolti, il digitale terrestre, il satellite, la mancanza di idee e di coraggio, ecc.. Ma, insomma: la mitica tv generalista o riprende a volare o soffocherà nel proprio sangue. É come se al calabrone stessero spezzando le alette...

Dai blog