Erano scese in piazza contro il degrado, ma ora hanno sciolto il gruppo
Brunella Bolloli
Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.
Avevano creato il gruppo "Roma per tutti - Tutti per Roma" ed erano riuscite a portare sulla piazza del Campidoglio una folla consistente di romani, non tutti pariolini e radical chic come i detrattori volevano far credere, al grido di: . Senza insegne di partito perché loro erano quelle del movimento civico e, a parte Carlo Calenda e qualche altro piddino di Roma centro-nord, l'intento era di tenere lontani i partiti e far partire un progetto che magari, chissà, si sarebbe anche potuto concretizzare in una lista elettorale. A Torino, il governatore uscente Sergio Chiamparino, in effetti, ha piazzato qualche madamin sabauda nel suo listino, ma poi non è stato eletto. A Roma, forse, pensavano di dare la spallata all'amministrazione Raggi che barcolla, ma per ora non molla. In compenso sono loro che, forse percorse da mille correnti come il Pd, si sono sfilacciate e non sanno più che fare. Un post di Francesca Barzini, ieri, su Facebook spiega bene perché il gruppo si è arenato. Perché le elezioni comunali sono lontane, perché non c'era una visione d'intenti, perché è difficile tenere insieme una squadra in cui ci sono sensibilità diverse e perché la marea di gente che era in piazza il 27 ottobre difficilmente tornerebbe oggi senza uno sponsor politico e un vero obiettivo. Insomma, l'idea è quella di riorganizzare meglio l'intera faccenda. Magari rifarsi sotto alle Comunali con una lista vera. Calenda rimane il politico di riferimento. E poi adesso il "nemico comune" come dicono le madamin non sono più i Cinquestelle ormai in caduta libera, quanto la destra di Salvini. Quindi, meglio pensarci bene. Una chiamata su fb non basta per prendere voti nelle urne.