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Mahila, il riscatto delle donne indiane Dalit

Un film su una storia vera parla dell'emancipazione femminile in un territorio poverissimo

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Il film è stato presentato allo showroom Lualdi Foto: Il film è stato presentato allo showroom Lualdi
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Donne per le donne, Progetti vicini e lontani, è un evento che si è svolto a Milano nello showroom Lualdi di Foro Bonaparte. Una serata a  cura di Good Shepherd International Foundation Onlus dedicato alle donne e all'importanza della formazione come strumento di crescita economica, sociale e culturale in tutti i contesti: un faro acceso sulla realtà che vivono tante ragazze in India, territorio lontano eppure anche così vicino a noi. Il 24 gennaio in quella location del centro di Milano, che è un'eccellenza del made in Italy nel mondo, è stato presentato un film, si chiama "Mahila. A Women's Movement Rising" della regista Sabrina Varani, che scava sulla realtà delle donne indiane nelle comunità rurali Dalit, la casta degli ultimi. Per anni queste ragazze sono state vessate, oppresse, costrette a stare ai margini della società per via della discriminazione di gente, per la loro condizione economica misera, per lo stato sociale. Hanno subìto di tutto, fino a che poi hanno trovato finalmente voce e consapevolezza, hanno conquistato un ruolo nella loro società, hanno avuto accesso al microcredito per potere avviare delle attività. In una parola: si sono emancipate. C'è voluto del tempo e il cammino è stato lungo e difficile, ma grazie all'educazione e al lavoro anche queste donne così oppresse hanno alzato la testa. "Mahila" ci presenta tre generazioni di signore Dalit che rappresentano un movimento che sta cambiando il volto dell'India. La giovane Indira ottiene i suoi genitori pieno sostegno per realizzare il suo sogno di diventare insegnante. Jaysree guida una cooperativa di contadini che negozia prezzi equi per la produzione di latte. E, infine, Mary Rani è la prima esponente della comunità Dalit ad essere eletta presidente del suo villaggio. Le sorelle Good Shepherd, che hanno sostenuto i diritti delle donne e dei Dalit in India negli ultimi 30 anni, guidano questo movimento, sostenendo centinaia di ragazze e donne dall'oppressione attraverso l'educazione, la giustizia economica e i diritti umani. Il fatto che a Milano, capitale dell'industria e della moda, del design e dell'innovazione, dove tutti vanno di fretta e, spesso, non c'è il tempo per guardare indietro, ci sia stato un talk con politici, architetti e giornalisti, un dibattito e una serata-evento per parlare di indiane Dalit, mi ha piacevolmente sorpresa e, soprattutto, fatto conoscere una realtà a me prima ignota. Consiglio di vedere il film, simbolo del riscatto femminile.      

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