Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.
Festa della donna con mega sciopero indetto da alcuni collettivi femministi. Siete d'accordo? Personalmente no. Sono per la lotta, per i diritti, per l'autonomia, per l'emancipazione, per il riconoscimento che senza di noi i maschi fanno poco e male, sono perduti in una lavatrice che non parte, litigano con il microonde e con la piega delle lenzuola da rimboccare. Ma non credo che fermandoci un giorno intero, bloccando i trasporti, astenendoci dai rapporti sessuali o sfilando in un corteo al grido di: , si risolvano i problemi ancestrali che riguardano le differenze tra uomini e donne. Non credo che sia la protesta anti-molestie messa rimbalzata dal dorato mondo di Hollywood (in cui tutte sapevano e facevano finta di niente) al nostro cinema italiano il simbolo della festa internazionale della donna: diciamo che non è Asia Argento il mio modello di riferimento, ma non la giudico e faccia quello che vuole, io comunque non sarò in piazza con lei, oggi, preferisco andare a lavorare. Ecco, il lavoro. Su questo siamo ancora indietro, è vero, la mentalità maschilista dilaga. C'è da fare tantissimo. Lo scettro del comando, specie in alcune professioni, è quasi sempre nelle mani del maschio e se mai dovesse capitare che ce l'ha lei diranno sempre che è perché l'ha data. O che è raccomandata. Classico. Anche nella politica non è che va benissimo: nel Parlamento appena eletto le donne sono meno di un terzo e questo dovrebbe dirla lunga sul fatto che, cara Boldrini, non serve farsi chiamare ministra o sindaca o presidentessa se poi nell'emiciclo non cambia nulla e rimaniamo comunque una minoranza. Conta, invece, la salute e non è retorica. Ecco perché tra le tante, moltissime, iniziative che sono arrivate a proposito di questa festa della donna, voglio citare il tour della "Prevenzione Possibile" realizzata con tante sigle mediche e farmaceutiche. Si tratta di un truck attrezzato che viaggerà in 31 città italiane per parlare alle donne di prevenzione cardiovascolare e spingerle a cambiare alcune brutte abitudini (ad esempio fumiamo più dei maschi e non va bene). Siamo troppo esposte a malattie brutte e dobbiamo curarci. Solo per questo motivo dobbiamo fermarci un po' di più, non certo per gli scioperi.