La marcia contro Trump è stata un trionfo (di ipocrisia): per la Clinton non hanno votato
Brunella Bolloli
Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.
Non è passata neanche mezza giornata dal giuramento alla Casa Bianca, che contro il nuovo presidente americano è scesa in piazza una marea rosa: 500mila donne, anzi 2 milioni, forse 2 e mezzo solo a Washington, per non parlare delle altre città nel mondo, si sono riversate in strada contro Donald Trump, colpevole di essere razzista, misogino, porco, anti-abortista, bullo, ignorante, xenofobo, egomaniaco, pallone gonfiato e al grido di: . Un po' come facevano da noi le girotondine di "Se non ora quando" indignate contro Berlusconi. Uno dei protagonisti della marcia delle donne è stato il regista Michael Moore, che al microfono ne ha dette di tutti i colori, poi c'era Scarlett Johansson, Jane Fonda, Miley Cirus, Ashley Judd e, ovviamente, Madonna, paladina del pink power, che pur di fare vincere Hilary Clinton aveva promesso pompini a tutti. Ora, legittimo e sacrosanto protestare o marciare per esprimere il proprio dissenso contro il successore di Obama, che sta sulle scatole a tanti, è sopra le righe, odia i giornalisti, approfitta (specie in passato) dei suoi soldi e del suo potere per fare colpo sulle donne. Ma la manifestazione di ieri non ha niente a che vedere con le battaglie femministe per i diritti e con l'impegno per ottenere traguardi per il genere femminile: trattasi piuttosto di una mobilitazione politica da parte di chi non ha gradito l'elezione del tycoon alla Casa Bianca. La domanda, quindi, è: ma se sono così tante a dire no a Trump, dov'erano l'8 novembre quando si è votato? Perché non si sono espresse per la democratica Clinton?