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Il coraggio si chiama Letizia

Leviti: una vita da lottatrice, sempre in prima linea fino alla fine

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Letizia Leviti è morta a 45 anni Foto: Letizia Leviti è morta a 45 anni
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Ho conosciuto Letizia Leviti a Potenza nel 2006, entrambe inviate sul caso Vallettopoli che tenne banco quell'anno: lei era già il volto più noto di Skytg24, sempre mandata sul fatto del giorno sia in Italia che all'estero, io solo una cronista "della romana" alle prese con lo scandalo che portò in cella Vittorio Emanuele. Mi colpì subito. Perché era bella come appariva in video, ma ancora di più per la sensibilità, la cortesia, la dolcezza: non se la tirava per niente. Non faceva la primadonna, non ci guardava dall'alto in basso, non disdegnava di cenare insieme anche tardi, si preoccupava degli altri e non, come certe colleghe, della scollatura giusta o del capello stirato. Aveva l'innata fortuna di essere sempre impeccabile, anche senza trucco. Nel suo messaggio struggente di addio ai colleghi, ha detto di avere avuto tutto quello che aveva desiderato. In realtà, Letizia non ha avuto una vita semplice e l'ho capito quando mi è capitato di fare un viaggio con lei in treno. La Spezia-Roma, si tornava al lavoro dopo le vacanze. Lei dalla sua amata Lunigiana, io dall'appennino tosco-emiliano proprio a un passo da Pontremoli e dalla sua Bagnone. E' salita sul treno carica di valigie e borsoni, per mano alla sua mamma che non stava bene e che lei preferiva avere con sé nella casa che aveva affittato poco lontano dagli studi di Sky. L'ha fatta coricare sui sedili e l'ha accudita con tutto l'amore possibile. Quella mamma diventata figlia era tutto, allora, per Letizia Leviti, che a soli 10 anni aveva perso il papà e da ragazza aveva dovuto affrontare anche la malattia della madre. Era maturata in fretta, aveva dovuto farlo. L'ho rivista anni dopo ed era felice: si era sposata ed era nato il primo bambino, aveva scritto il suo libro sulle lettere dal fronte dei nostri militari, lo aveva presentato al ministero della Difesa. , mi ha detto, . Era raggiante. Ma a un certo punto il suo bel viso è sparito dalla tv e quella sua voce profonda, calda, non si è più sentita. In una manciata di anni è passata dalla gioia per avere messo al mondo i suoi tre bambini, al più atroce dei destini. Stava male, ma ha voluto mandare ancora un messaggio d'amore. Che coraggio. Che grande donna. Ciao Letizia. Non ci dimenticheremo mai di te.    

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