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A far la differenza è la faccia dell'agricoltore

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Hanno pari le grandi industrie a sostenere che basta il brand, il nome della marca, a garantire il consumatore. I meccanismi in base ai quali si compiono le scelte d'acquisto sono molto più complessi rispetto a queste semplificazioni di parte. Come dimostra un recente esperimento, presentato venerdì 2 dicembre all'evento «Marketing revolution, la sfida digitale», tenutosi a Milano a cura di MarkUp e Italiafruit. L'esperimento è stato condotto dalla società di ricerche Agroter e da BrainSign, uno spinoff dell'Università di Roma specializzato nella registrazione dei segnali prodotti dal funzionamento del cervello. L'esperimento, da quel che mi risulta il primo del genere condotto in Italia, consisteva proprio nella registrazione delle reazioni rilevate su alcuni consumatori da elettroencefalografia istantanea ed eyetracking, il controllo dello sguardo. Il risultato è molto interessante: i consumatori si indirizzano inconsciamente verso i prodotti sulle cui confezioni compaiono i volti dei produttori o paesaggi bucolici. Produce lo stesso effetto la presenza fisica di un agricoltore nel punto vendita. E questo permette di azzerare differenze di prezzo anche importanti. Se il prodotto è di qualità e qualcuno ci mette la faccia per garantirlo, il prezzo e pure la marca passano in secondo piano.

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