Per non divorziare basta non sposarsi
Il libro di Chiara Maffioletti
L'antidoto al divorzio? Non sposarsi. Questo è, almeno, quello che ha imparato sulla propria pelle Chiara Maffioletti, 30 anni, giornalista e autrice di un libro che racconta come ha fatto a sopravvivere alla fine del suo matrimonio. Tante lacrime, sensi di colpa, rimorsi, liti e rancore sarebbero stati evitati se all'altare la risposta fosse stata un'altra. Non il sì. Bastava dire no, appunto, come il titolo del libro (Gli specchi Marsilio), un racconto che è già andato esaurito in parecchie librerie. Chiara ripercorre con un'analisi profonda, amarezza, ma anche ironia le tappe che hanno portato allo sfascio della sua storia con «Di» (non fa mai il nome dell'ex marito), che poi non sono diverse da quelle vissute da chiunque mette fine a una relazione importante, con o senza l'anello al dito. «È il libro che avrei voluto leggere quando mi sono separata», spiega l'autrice. Le fasi sono simili per tutti. La consapevolezza, a cui ci si arriva con dolore, che quella con cui si dorme ogni notte non è la persona che va bene per noi, che ci capisce, le incomprensioni, il fardello del senso di colpa, il tentativo disperato di metterci una pezza (divertente quando racconta del «prete psicologo», detto anche «prete esorcista»), il ricordo dei momenti belli vissuti insieme. E poi gli attacchi («Torna a casa, io ho dei diritti su di te» le dice a un certo punto «Di», e lei non ci poteva credere), l'essere catalogati come «separati», gli amici che improvvisamente ti dicono «però, dai, era un pirla» e tu che pensi «non me lo potevate dire prima?». Certo, aveva atteggiamenti bizzarri: «Come fermarsi ogni trenta chilometri a un distributore di benzina perché ogni volta non faceva più di cinque euro». La cosa più dura? La sensazione di aver deluso i propri genitori, «un rimorso che mi porterò dietro tutta la vita». Il conto in banca è più magro perché stai ancora pagando il mutuo della casa in cui non vivi più. E poi il rivedersi, dopo mesi di silenzio, in un'aula di tribunale, lui che ti dice «come stai?» e tu che improvvisamente piangi ma soprattutto ricordi il perché ti sei innamorata di lui. Ma è tardi. E pur sapendo che hai preso la decisione giusta, ti fai quella maledetta domanda, c'è quel dubbio, e ti vergogni per averla anche solo pensata, ma lei è lì. E cioè: «Ma non stavo meglio prima?». La risposta, per fortuna, è no. «Non mi sposerò mai più», conclude Chiara, «o almeno spero».