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Alla scoperta di Nello Nigro, il "maestro" di Fifa che spopola su Twitch

Gabriele Galluccio
Gabriele Galluccio

Avellinese docg come il Fiano, classe 1994, a Libero dal 2019. Lo sport è il mio elemento naturale, la tecnologia e più in generale la rete sono la mia passione.

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Gli amanti di Fifa sanno che “Il Maestro” è solo uno: Nello Nigro, alias Hollywood285. Guadagnarsi tale status ha richiesto impegno, sacrifici e rinunce, perché il successo su Twitch non arriva mai per caso: ci vogliono sì i contenuti, ma anche la costanza, la coerenza e la credibilità. Soprattutto è necessaria tanta forza mentale, perché se Roma non è stata costruita in un giorno, lo stesso vale per un canale di successo (e una community grande): non tutti hanno il talento e la perseveranza per arrivare a fare numeri che consentono di trasformare una passione in un lavoro a tempo pieno. Oggi il canale di Hollywood285 è un punto di riferimento per gli appassionati di Fifa, nonché quasi una sorta di “autogrill” di Twitch: ormai tutti sanno che a qualsiasi ora della notte possono “rifugiarsi” in live dal “Maestro”. Tra l’altro il successo su Twitch lo ha portato a essere notato dalla Figc, che a lui si è affidata per emergere a livello di eSport e far crescere l’interesse attorno alla maglia azzurra della eNazionale.

Solo negli ultimi mesi sei stato scelto dalla Figc e sei stato nominato Fifa Content Creator dell’anno. Come descriveresti il percorso che ti ha portato fino a questo punto?
“È stato un percorso lungo e difficile, perché a differenza di tanti altri non sono partito con un pubblico di YouTube o comunque con una community già creata su altre piattaforme. È un percorso che rifarei sicuramente, non ho alcun tipo di rimpianto, anche se ha richiesto tanto impegno e rinunce importanti. La soddisfazione per i traguardi raggiunti supera di gran lunga le rinunce, però alla base c’è sicuramente tanta costanza: senza non si va da nessuna parte, la gente spesso dimentica che su Twitch se non ci sei quotidianamente per tanto tempo non riesci mai a costruire un pubblico, una community. La costanza è alla base di tutto, poi viene fuori anche una predisposizione, un talento per l’intrattenimento”.

Non essendo un ragazzino, la tua è stata una scelta di vita coraggiosa. Anche difficile da spiegare alla società ‘adulta’ che ancora tende a sminuire o non capire chi lavora su internet. Pensi che in futuro cambierà la visione generale sul ruolo dello streamer e del content creator?
“Ci vorrà tanto tempo perché attualmente si è apprezzati solo da chi è del settore o da chi si è informato e sa di cosa parla. Dubito che nei prossimi anni si faranno progressi, innanzitutto perché Twitch è ancora una realtà di nicchia. YouTube lo conoscono tutti, ma Twitch in molti non ne hanno mai sentito parlare o sanno molto alla lontana di cosa si tratta. Poi c’è sicuramente tanta ignoranza perché la gente pensa che chi fa Twitch sta lì a giocare ai videogiochi e basta. Speriamo che nel tempo la situazione possa cambiare, ma al momento è abbastanza tragica da questo punto di vista”.

Soprattutto è sottovalutata la pressione a cui sono sottoposti gli streamer più importanti. Pensiamo al caso di Zano, un mostro sacro del settore che ha posto il tema della salute mentale.
“Il problema è che più arrivi in alto e più senti di dover dare tanto. La pressione può far entrare in una sorta di tunnel: vedi che le persone chiedono sempre di più a livello di contenuti e anche di performance nel gioco, con la concorrenza che inizia a essere sempre più spietata tra chi è fortissimo e chi sa intrattenere, e sai che devi evolverti continuamente. È facile arrivare a un punto in cui non si riesce più a dare quello che il pubblico chiede: quindi bisogna avere tanta costanza ma anche forza mentale per non cadere nelle trappole e nei problemi come la depressione”.

Capitolo eNazionale: com’è stato l’impatto con Coverciano? L’eSport in generale deve ancora crescere molto in Italia, però credo sia importante che la Figc si stia dedicando allo sviluppo del settore, considerando che Fifa è molto popolare in Italia.
“Essere selezionato mi ha dato grande gioia, è un orgoglio. Sicuramente l’eNazionale ha segnato un grosso passo avanti per l’eSport italiano perché ha associato la maglia azzurra a un videogioco. Il pubblico ci ha messo un po’ a capire, all’inizio è stata tanta la fatica per indirizzarlo verso la eNazionale, ma quello era anche uno dei miei compiti. Non sono stato selezionato a caso o solo per l’aspetto tecnico, ma anche perché ho una grossa community. Il lavoro della Figc è stato impeccabile a livello organizzativo e comunicativo, poi i risultati sono stati importanti grazie ai ragazzi che hanno indossato la maglia azzurra. È mancato il guizzo per alzare la coppa, ma il 3-4 posto è importante. Il movimento esportivo sta crescendo e gli obiettivi sono sempre più alti, con il nuovo anno ci sono tanti ragazzi che aspirano ad arrivare in Nazionale”.

Pur essendo entrato a far parte del network della EA, non sei uno streamer che prende in giro i suoi spettatori: non ti fai problemi a criticare il gioco quando lo ritieni giusto. Possiamo dire che la coerenza è una delle principali qualità che dovrebbe avere un buono streamer? Tra l’altro i tuoi siparietti sulla EA sono gettonatissimi.
“La coerenza è stata sempre alla base della mia persona, anche al di fuori di Twitch. Poi bisogna anche avere l’intelligenza di fare siparietti senza cadere nell’eccesso, nella volgarità. Sono monitorato dalla EA e non mi hanno mai contestato nulla finora, bisogna cogliere l’ironia e credo che loro lo stiano facendo. Non so se sono stato scelto dopo tanto tempo anche per questo motivo: dico sempre quello che penso, ma le critiche verso il gioco cerco di farle sempre in maniera costruttiva”.

Ti poni mai la domanda su cosa fare se un giorno Fifa non dovesse più esserci o se non dovesse più interessare a te? Credi di poter fare anche altro in futuro?
“Il problema di Fifa me lo pongo, anche se credo che ci sarà sempre un gioco di calcio o anche più di uno in futuro. Questi sono gli unici titoli che riesco a portare quotidianamente. Mi sono chiesto se posso fare altro: nella fase estiva, che è quella morente di Fifa, ho provato a portare altri videogiochi e ho notato che mi annoio terribilmente già dopo una settimana. Però potrei portare dei format tra podcast, interviste, sempre rimanendo dell’ambito dell’eSport o in quello puramente sportivo. Spero di poter rimanere attaccato a un titolo di calcio il più a lungo possibile perché i contenuti vengono da sé quando c’è un gioco di base”.

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