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Twitch spiegato ai boomer: perché non è solo "gente che gioca ai videogiochi"

Gabriele Galluccio
Gabriele Galluccio

Avellinese docg come il Fiano, classe 1994, a Libero dal 2019. Lo sport è il mio elemento naturale, la tecnologia e più in generale la rete sono la mia passione.

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Le piattaforme di contenuti in streaming sono ormai state ampiamente sdoganate, al punto che anche i cosiddetti “boomer” ne fanno un vasto utilizzo. Netflix, Prime Video, Disney Plus, Infinity e tante altre hanno ormai fortemente ridimensionato il ruolo della televisione, e anche del cinema. È la tecnologia, bellezza, che ti consente di guardare quello che vuoi, quando vuoi, dove vuoi. Una rivoluzione che non ha incontrato alcuna resistenza, anzi è andata a vantaggio non solo dei consumatori, ma anche di chi produce contenuti: al giorno d'oggi per avere successo basta essere popolari e virali, che sono concetti piuttosto indefiniti rispetto ai freddi numeri di distribuzione o di botteghino.

La caratteristica comune a tutte le piattaforme di streaming più diffuse è che sono a pagamento e non offrono servizi in diretta, salvo rari casi legati allo sport e all’intrattenimento. A fare da contraltare c’è Twitch, che a gran parte della popolazione adulta può risultare qualcosa di oscuro: chi non capisce questo fenomeno spesso lo disprezza e lo sminuisce, parlando di gente che banalmente gioca ai videogiochi per ore davanti ad altri “invasati” che non hanno nulla di meglio da fare che guardarli. In realtà la questione è molto più complessa e profonda di così: Twitch è ormai un’istituzione tra i giovanissimi e anche i meno giovani ma comunque con una mentalità aperta e “digitale”. Questo perché offre servizi di live streaming che consentono di creare un contatto diretto con i creatori di contenuti e, in senso più generale, delle vere e proprie comunità come erano negli anni 2000 quelle dei forum online.

Twitch è il massimo rappresentante dell’intrattenimento 2.0 e ha successo perché non c’è nulla di filtrato, sebbene vadano ovviamente rispettate regole di base comuni a ogni società civile e democratica. È erroneo pensare che sia una piattaforma dedicata ai videogiochi: si trova qualsiasi tipo di contenuto, dai canali politici a quelli dedicati al calcio e allo sport, fino ad arrivare a veri e propri varietà. Fondamentalmente di nuovo c’è poco, ma a fare la differenza è che format che un tempo spopolavano in tv adesso sono stati riadattati al contesto della rete. Con il vantaggio che i contenuti di Twitch arrivano a una platea potenzialmente infinita, che può accedervi e soprattutto scegliere di cambiare “canale” in qualsiasi momento.

La forza della piattaforma è proprio quella di essere fruibile in maniera totalmente gratuita: se spendere soldi o meno è poi una scelta degli utenti, che possono decidere di supportare i creatori di contenuti con un abbonamento mensile o con delle donazioni. In pratica è un sistema meritocratico: chi ha qualcosa da dire, chi ha competenza in un determinato campo o chi semplicemente è bravo a creare intrattenimento e contenuti ha seguiti più grandi e di conseguenza entrate economiche importanti. Sebbene Twitch rimanga per il momento un fenomeno oscuro a gran parte della popolazione adulta, tra i giovani e gli adolescenti è un punto di riferimento, tanto che i creatori di contenuti sono diventati dei veri e propri lavoratori, con tutto quello che ne consegue a livello di tasse e non solo. Tra i pochi “boomer” che si sono addentrati nel mondo della piattaforma “viola” vanno assolutamente citati i “ragazzi” della Bobo Tv: Vieri, Adani, Cassano e Ventola sono diventati in breve tempo tra i più seguiti in Italia. Il motivo? È semplice, hanno abbattuto le barriere e creato un contatto diretto con gli appassionati, portando in rete argomenti, aneddoti e retroscena che raramente si vedono in tv.

Il cuore pulsante di Twitch sono però i tanto bistrattati “gamer”: molti la smetterebbero di sminuirli se sapessero banalmente quanti soldi guadagnano ogni mese facendo questo lavoro. La loro attività non può essere considerata diversamente, dato che richiede abilità non indifferenti: paradossalmente non è fondamentale saper giocare bene a un determinato titolo, ma lo è saper intrattenere gli spettatori e saper reggere lo sforzo fisico e mentale di essere in diretta 4, 6, ma anche 8 ore al giorno per tutta la settimana. In questo blog andremo alla scoperta di creatori di contenuti dei più svariati settori, anche se per chi conosce Twitch c’è ben poco da scoprire: è però arrivato il momento che anche il resto della società non così evoluta e aperta a livello mentale e “digitale” capisca questo fenomeno che sta spopolando e che è destinato a diventare sempre più grande.

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