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Kkr mette fretta a Tim, entro gennaio la svolta sull'Opa

Tobia De Stefano
Tobia De Stefano

Mi sono laureato in legge e me ne infischiavo dell'economia, poi ho iniziato a fare il giornalista, gavetta-collaborazioni-pochi quattrini, e ho capito che senza soldi non si cantano messe. Da quel momento la gestione dei risparmi è diventata la mia passione. Ed eccomi qui a curare un blog sui “Vostri soldi” per il sito più irriverente che potete trovare in rete.

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Che Giovanni Gorno Tempini, il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, fosse il consigliere di Tim più propenso a dare il via libera alla due diligence di Kkr era un'indiscrezione che circolava da tempo. Certo che dopo l'intervista rilasciata al Sole 24 Ore il messaggio è apparso ancora più chiaro: «Essere affiancati da investitori privati ha spiegato rispondendo a una domanda specifica sulla proposta d'Opa del fondo Usa - per noi è sempre stata la normalità. Il capitale privato riduce le necessità dell'intervento di Cassa e ne valida le scelte». E anche il progetto prospettato dal manager bresciano sembra andare nella direzione auspicata dal private equity con la divisione di Telecom in una società di servizi (ServiceCo) e in una compagnia della rete (NetCo): «L'avvento del Pnrr, dove il digitale è uno degli aspetti chiave - ha spiegato al giornale di Confindustria- rende oggi ancora più importante il disegno di una rete unica... Non c'è alternativa a un accordo tra Telecom (Cdp è il secondo azionista dietro Vivendi con il 9,8%) e Open Fiber (dove la Cassa è primo azionista con il 60%)».

IL TITOLO GUADAGNA

Parole dolci per gli americani e più amare per i primi azionisti di Tim, i francesi di Vivendi. Che da settimane fanno sapere di avere fitti contatti in corso con la stessa Cassa Depositi e Prestiti. La Borsa gradisce. Tant' è che ieri il titolo ha guadagnato il 3,43% chiudendo a quota 0,4491 euro ancora lontano dallo 0,505 dell'offerta di Kkr. Insomma, gli americani segnano un punto a favore, ma la battaglia per la nostra Tim non è per niente decisa. Anzi. Certo, le parole di Gorno Tempini potrebbero avere un effetto acceleratore rispetto al lavoro del comitato presieduto da Salvatore Rossi e creato ad hoc per esaminare il dossier Kkr. Il private equity fondato da Henry Kravis ha fatto capire di essere disposto ad aspettare ma non in eterno e in ogni caso non fino alla presentazione del piano del nuovo direttore generale di Tim, Pietro Labriola (a proposito, quando verrà nominato ad?), che non arriverà prima del prossimo Cda del 2 marzo. Secondo le indiscrezioni raccolte sul mercato da Libero, gennaio sarà il mese cruciale. Gli americani sperano che arrivi a breve il via libera alla due diligence, ma se non dovesse succedere prenderebbero una decisione in un senso o nell'altro nelle prossime quattro settimane. Anche perché la potenziale Opa di Kkr sta facendo da paracadute al titolo e se il fondo Usa dovesse ritirare l'offerta, le azioni potrebbero tornare a quota 0,33 euro di inizio novembre (prima delle prime voci sull'Opa), più del 25% in meno rispetto alle quotazioni attuali. Non un bell'affare per gli investitori.

L'ALTRO PRIVATE

Non sono ancora maturi invece i tempi per "la discesa" in campo di Cvc, l'altro fondo interessato a Tim. Impossibile che il private guidato in Italia da Giampiero Mazza lanci adesso un'Opa o una contro Opa. Il suo approccio è stato sempre improntato al dialogo rispetto a tutte le parti in causa. Governo e Cassa Depositi e Prestiti innanzitutto, ma anche Vivendi e lo stesso Kkr.

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