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Kkr ha già un compratore: per Tim si scalda Iliad

Tobia De Stefano
Tobia De Stefano

Mi sono laureato in legge e me ne infischiavo dell'economia, poi ho iniziato a fare il giornalista, gavetta-collaborazioni-pochi quattrini, e ho capito che senza soldi non si cantano messe. Da quel momento la gestione dei risparmi è diventata la mia passione. Ed eccomi qui a curare un blog sui “Vostri soldi” per il sito più irriverente che potete trovare in rete.

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I giornali francesi ci stanno ricamando su. Piace molto lo scontro tra miliardari e il retroscena politico che si nasconderebbe dietro alla scalata che il fondo Usa Kkr sta provando su Tim. Tutto parte da tre indizi. Primo: oggi l'azionista che ha la maggioranza relativa in Telecom è il finanziare bretone Vincent Bolloré che con la sua Vivendi controlla il 23,8% delle azioni dell'ex monopolista della telefonia italiana e in patria sta appoggiando il polemista Éric Zemmour in chiave Eliseo. Secondo: l'imprenditore transalpino Xavier Niel, che ha fondato Iliad, il quarto operatore mobile in Italia, siede nel board di Kkr dal 2018 e avrebbe il sostegno del presidente Macron. Terzo: per quanto se ne può sapere il piano del private equity prevede la separazione della rete dai servizi con la cessione della prima allo Stato e degli gli altri asset - da Tim Brasile fino a Noovle - a nuovi "padroni" che diano garanzie su occupazione e tecnologia. Morale della favola: a fine corsa nelle mani del private Usa resterebbe solo la società di servizi, un piccola Tim, che potrebbe essere ceduta a Iliad, appunto, che guarda caso siede nel board di Kkr.

Da un francese all'altro con Kkr che fa da traghettatore. È fanta finanza? Per rispondere dobbiamo partire da un presupposto. Stiamo parlando dell'ultima fase di un progetto che non è ancora iniziato. Perché a oggi c'è solo una proposta d'Opa condizionata dal gradimento di diversi attori. Il Cda, anzi il comitato ad hoc predisposto in Tim, si deve ancora esprimere e da quello che si apprende i cinque membri sono in riunione costante e una risposta alla richiesta americana di poter accedere alla data room (i conti) dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Quindi, certo è un po' fanta finanza parlare adesso di una "petit" Tim che si fonde con Iliad.

E anche la ricostruzione che vede Xavier Niel nel ruolo di grande burattinaio dell'operazione spalleggiato da Macron in contrapposizione alla "cordata Bolloré-Zemmour lascia un po' il tempo che trova. Molto più interessante è invece l'aspetto finanziario. «Quando Kkr investe - ci fa notare una fonte che preferisce mantenere l'anonimato - ha già un piano di uscita». E che Iliad possa essere il piano di uscita per la parte di Tim legata ai servizi ha molto senso anche da un punto di vista industriale. La compagnia sta scalando il mercato italiano, ha superato il 10% nel segmento delle Sim e si sta lanciando in quello delle connessioni Internet. Vedremo.

La cronaca ci dice che la partita in Tim è appena iniziata. Come anticipato da Libero ieri il responsabile delle Risorse umane Luciano Sale ha deciso di fare un passo indietro a seguito del passo di lato dell'ex Ad Luigi Gubitosi. Pare che Vivendi sia in pressing per far uscire Gubitosi dal cda, ma il manager napoletano non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Anzi.

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