"Extinction" di Max Papeschi: quando l’arte italiana sfida il futuro a Parigi
giovedì 27 marzo 2025

"Extinction" di Max Papeschi: quando l’arte italiana sfida il futuro a Parigi

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L’arte contemporanea italiana conquista Parigi con una mostra che non lascia spazio all’indifferenza. Extinction, il nuovo progetto di Max Papeschi, ha trovato casa all’Istituto Italiano di Cultura della capitale francese, dove è stato inaugurato il 28 ottobre 2024. Il successo è stato tale da spingere gli organizzatori a prorogarne la durata fino al 30 maggio 2025, un’estensione che conferma l’attenzione crescente del pubblico. In soli tre mesi, l’esposizione ha superato i 15.000 visitatori, attirando critici d’arte, appassionati e curiosi. Il segreto di questa risonanza? La capacità di Papeschi di combinare ironia, provocazione e un’estetica potente, offrendo una riflessione profonda sulle contraddizioni della nostra civiltà. 

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Il cuore della mostra è costituito da due grandi installazioni: "Zwergen Dämmerung" e "Full Metal Karma", opere che sintetizzano alla perfezione lo stile dell’artista milanese, noto per il suo approccio dissacrante. "Zwergen Dämmerung" – che in tedesco significa “Il Crepuscolo degli Gnomi” – presenta un’armata di 54 statue alte 1,80 centimetri. I corpi si ispirano ai guerrieri di terracotta di Xi’an, ma le teste sono quelle di nani da giardino, un’iconografia che richiama l’estetica popolare e giocosa, sovvertendola in un contesto inquietante. L’opera suggerisce l’immagine di una civiltà in perenne conflitto, un mondo post-umano in cui la guerra è diventata una condizione naturale. Dall’altra parte della sala, "Full Metal Karma" mescola due simboli apparentemente inconciliabili: il corpo di Buddha e la testa di Napoleone. Il contrasto tra la ricerca della pace interiore e l’ambizione militare si materializza in un’unica scultura di marmo, unendo due figure che incarnano valori opposti ma profondamente umani. 

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L’idea di Extinction ha preso forma in un momento di profonda incertezza: la pandemia. Durante i mesi di isolamento, Papeschi ha immaginato un futuro distopico in cui una civiltà aliena cerca di ricostruire la storia umana basandosi su dati frammentari, interpretandoli erroneamente e dando vita a nuove mitologie. Questo scenario ha ispirato opere che deformano la memoria collettiva, creando un linguaggio visivo in bilico tra fantascienza, cultura pop e riflessione filosofica. In questo processo, Papeschi ha abbracciato anche l’intelligenza artificiale, utilizzandola come strumento per esplorare nuove dimensioni creative. “L’AI non è solo un mezzo, ma un attore nel mio lavoro”, spiega l’artista. Grazie alla tecnologia, ha potuto sperimentare combinazioni inedite di immagini, forme e concetti, rendendo ancora più efficace il suo messaggio. Dietro il trionfo di Extinction c’è una squadra di professionisti che ha reso possibile l’allestimento di un evento così ambizioso. La mostra è stata curata da Stefania Morici, già nota per la sua capacità di valorizzare progetti artistici innovativi. Grazie alla sua direzione, Extinction non si è limitata a essere un’esposizione statica, ma un’esperienza immersiva e interdisciplinare, capace di intrecciare arte visiva, tecnologia e critica sociale. 

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La realizzazione della mostra ha richiesto il contributo di figure di spicco come Giovanni Musica, Giorgio Angelico, Maurizio Temporin, Michele Ronchetti, Fabrizio Campanelli, Arianna Bonucci, Flavia Vago e Gianluca Marziani. Un lavoro complesso che ha coinvolto anche realtà come BeeBest, Italmondo, ArTI e Terzago Robotics, il cui supporto ha reso possibile la produzione di opere dall’impatto scenico imponente. A sostenere il progetto c’è anche Antonio Calbi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, che ha fortemente voluto portare Extinction in una delle capitali mondiali dell’arte. La risposta del pubblico ha confermato la vittoria di questa scelta, consolidando la presenza dell’arte italiana nel panorama internazionale. Più che una semplice mostra, Extinction è una sfida intellettuale. 

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Le opere di Papeschi obbligano lo spettatore a interrogarsi sul futuro della civiltà, sul significato della memoria e sulle dinamiche culturali che potrebbero condurre all’estinzione della nostra specie. La fusione tra materiali tradizionali e tecnologie moderne dimostra come l’arte possa evolversi, restando ancorata alle sue radici ma aprendosi a nuovi linguaggi. Extinction non offre risposte definitive, ma invita a una riflessione critica: la storia è destinata a ripetersi, o possiamo ancora riscrivere il nostro destino?Chiunque voglia provare a rispondere a questa domanda ha tempo fino al 30 maggio 2025 per immergersi nell’universo provocatorio di Max Papeschi. Un’esperienza che, nel bene o nel male, lascia un segno indelebile.

Foto di Arianna Bonucci 
Autrice dell'articolo Orchidea Colonna 
Orchideacolonna@yahoo.com