Patriarcato: "O sei la soluzione o sei parte del problema"
"O sei la soluzione o sei parte del problema", recita un vecchio slogan che sarebbe utile tirare fuori quando qualcuno o qualcuna affronta con superficialità l'esistenza o meno del patriarcato nel nostro Paese. Bisogna essere chiari. Il patriarcato è una struttura sociale che plasma profondamente le vite delle persone, anche quando non ne siamo consapevoli. Qualcuno sostiene che sia una reliquia del passato, una questione ormai risolta grazie a leggi che sanciscono la parità di genere. Eppure, confondere un principio teorico con la realtà significa negare la complessità del problema. Non basta una legge per sradicare secoli di cultura patriarcale: le leggi cambiano, ma le mentalità richiedono tempo.
E qui la maggior parte dei lettori maschi chiuderà adirato l'articolo, qualcuno insulterà l'autrice. Ma tant'è. Dire che il patriarcato non esiste più è mettere la testa sotto la sabbia: significa ignorare le disparità di trattamento, la violenza di genere, e il carico sproporzionato che ancora grava sulle donne, sia tra le mura domestiche che negli ambienti di lavoro. Significa non vedere che i modelli culturali basati sulla sottomissione e sul controllo continuano a esistere, seppur in forme mutate. Basta osservare come le donne siano giudicate e valutate diversamente dagli uomini, sia nel privato che nel pubblico, o come si debbano spesso giustificare per le scelte più banali: se decidono di non avere figli, se lavorano troppo o troppo poco, se non rispettano un’idea precostituita di femminilità.
La domanda quindi non è se il patriarcato esista ancora, ma piuttosto se scegliamo di esserne complici o di combatterlo. Non basta dichiararsi neutri: il silenzio, l'indifferenza, l'accomodamento perpetuano il problema. Come disse Angela Davis, "Non accetto più le cose che non posso cambiare, cambio le cose che non posso accettare". Questa è la sfida che tutte e tutti dobbiamo raccogliere.
Ma attenzione! Il patriarcato non è solo una questione che riguarda le donne. È un problema di equità, di giustizia sociale, e non si limita al genere: attraversa il ceto sociale, la cultura, l’etnia. Gli uomini stessi ne sono vittime, spesso prigionieri di modelli di mascolinità tossica che li soffocano. Sostenere che il patriarcato è una questione superata significa voltare le spalle non solo alle donne, ma a un’intera società che potrebbe essere più libera e giusta.
Nell'ambito di questa rubrica dedicata alle artiviste ne cito tre, su tante tantissime altre che hanno affrontato con le loro opere il "patriarcato" come un modello radicato nelle strutture sociali e culturali. Queste opere hanno l'obiettivo di stimolare un dibattito laico e di rendere visibile ciò che spesso viene ignorato.
"Smash the Patriarchy" di Laika - Questo murale, comparso a Milano pochi giorni fa in occasione della Giornata Nazionale contro la violenza sulle donne, è un grido visivo contro la violenza di genere. Laika rappresenta Giulia Cecchettin e Gisèle Pelicot con il pugno alzato, simbolo universale di resistenza. L’opera non è solo un tributo a due donne coraggiose, ma un monito collettivo: il patriarcato deve essere distrutto per costruire una società più equa. La potente semplicità dell'immagine richiama chiunque a unirsi alla lotta.
"Cancel Patriarchy" di Claire Fontaine
L’installazione luminosa di Claire Fontaine, presentata a BASE Milano nel 2023, è un manifesto artistico e politico. Frasi come "Il patriarcato uccide l'amore" o "Siamo tutte donne clitoridee" sfidano il pubblico a riflettere sulle dinamiche di potere e sul modo in cui il patriarcato permea ogni aspetto della vita. L’uso della luce enfatizza l’urgenza del messaggio, gettando un fascio di consapevolezza nelle ombre di una società ancora dominata da disuguaglianze.
Louise Bourgeois e il ragno - Le opere di Louise Bourgeois, in particolare la monumentale "Maman", (un ragno) esplorano temi legati alla femminilità, alla maternità e al potere. Sebbene l'artista sia scomparsa nel 2010, il suo lavoro rimane un simbolo eterno della complessità delle relazioni di genere. Le sue sculture evocano tanto la forza quanto la vulnerabilità femminile, sfidando il patriarcato con un linguaggio universale che parla alla psiche e alle emozioni.
La conclusione è che parlare ancora di patriarcato non è una forma di vittimismo, ma un atto di resistenza e consapevolezza. Il cambiamento richiede coraggio e la volontà di guardare il problema negli occhi. O sei parte della soluzione, o sei parte del problema.