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La banana di Cattelan e il piano anarcoide di Justin Sun, primo ministro di Liberland

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

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Spendere 6,2 milioni di dollari per mangiare una banana è uno schiaffo alla miseria. Ma se la stessa banana è stata comprata in bitcoin da un tycoon delle criptovalute, quella che è andata in scena l'altra sera da Sotheby's a New York è la degna conclusione di una spy story firmata da un grande sceneggiatore. Occupati dal commentare la morte dell'arte, o la genialata di Maurizio Cattelan - che ha visto la sua opera Comedian andare su all'asta di Sotheby's con sei rilanci fino a raggiungere la cifra record - è rimasto in ombra il piano anarcoide del collezionista miliardario Justin Sun che si porterà nella sua casa di Hong Kong la contesissima banana.
Se fosse un film, l'ultima scena sullo schermo sarebbe quella del trentaquattrenne cinese che mangia in diretta, seguito da milioni di persone sui social, la "carissima" banana, acquistata poche ore prima dell'asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell'Upper East Side, assieme al nastro adesivo grigio che l'attaccava alla parete. Tutto quello che c'è stato prima di questo ciak va ricostruito.

Prima di essere messa all'asta, infatti, Comedian, era stata oggetto di attenzione dal mondo delle cripto. All'inizio di novembre, l'executive di Sotheby's Michael Bouhanna aveva lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban. Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull'aumento del prezzo del token, l'executive ha negato, dichiarando di aver "scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo", senza associazioni quindi con il suo profilo personale. All'asta di New York però c'erano due altri nomi noti del mondo cripto che avevano investito sulla moneta virtuale di Bouhanna e che volevano mettere le mani a tutti i costi le mani sull'opera di Cattelan. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk, ma si è fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.

Il gioco al rilancio da Sotheby's New York - durato sei minuti (la stima di prevendita era compresa tra 1 e 1,5 milioni) - è stato vinto a mani basse dall'enfant prodige cinese, che ha un patrimonio netto di almeno 1,43 miliardi di dollari. Justin Sun infatti, oltre a essere un collezionista, è il fondatore della piattaforma blockchain TRON e della stablecoin USDD: di sua proprietà anche il protocollo BitTorrent e l’exchange di criptovalute Poloniex.
Nel 2023, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti lo ha accusato di aver manipolato il mercato per gonfiare il valore dei token TRON e BitTorrent, nonché di vendere titoli non registrati. Dal 2022, Sun sarebbe anche sotto inchiesta da parte del Federal Bureau of Investigation (FBI) e dell’ufficio del procuratore per il distretto meridionale di New York per potenziali accuse penali. In un’inchiesta pubblicata nel 2022 dal sito tecnologico The Verge, si legge che Sun, “più audace della sua reputazione, ha un approccio ancora più rischioso alle normative finanziarie statunitensi e cinesi e spesso cerca di eluderle”.

Sun ha fatto l'annuncio urbi et orbi dell'acquisto della banana, attraverso X, il social di Musk.  In un’intervista a Bloomberg il tycoon cinese ha detto di essere disposto a prestare l’opera: “Se Elon la vuole, gliela farò mettere sulla navicella spaziale per Marte. La banana va su Marte”.  In caso contrario Sun se la mangerà. Magari a Liberland, una micronazione libertaria non riconosciuta dalle Nazioni Unite che ha la velleità di diventare un cripto-Stato e dove ovviamente le tasse non si pagano. Un mese fa infatti Sun è stato “eletto” primo ministro di questo nuovo paese sulla sponda occidentale del fiume Danubio tra Croazia e Serbia fondato il 13 aprile 2015 da Vit Jedlička. L’attivista ceco quel giorno, approfittando di un’area rimasta senza rivendicazioni ufficiali a causa di dispute territoriali tra Croazia e Serbia, dichiarò questa terra di appena sette chilometri quadrati un nuovo Stato. Il progetto attirò immediatamente l’attenzione dei media internazionali e una schiera di sostenitori entusiasti, attratti dalla promessa di un paradiso fiscale basato su principi libertari: minima interferenza dello Stato, tasse volontarie e rispetto assoluto della proprietà privata. Nonostante le resistenze dei governi circostanti, che non riconoscono ufficialmente Liberland, la micronazione ha continuato a promuoversi come “la terra delle persone libere”, attirando oltre 700.000 richieste di cittadinanza online e sviluppando una struttura amministrativa snella ma visionaria.

“La nostra speranza è di diventare un esempio pionieristico di ciò che un giorno sarà la norma,” hanno dichiarato i portavoce della micronazione, sottolineando il potenziale rivoluzionario di un sistema politico basato sulla blockchain. Insieme a Sun, altre figure di spicco sono state elette nel Congresso di Liberland: Evan Luthra, imprenditore e innovatore; Jillian Godsi, giornalista esperta di criptovalute; Ivan Pernar, ex politico croato; e Dorian Stern Vukotić, professionista del settore informatico. Questa composizione eterogenea riflette l’ambizione di Liberland di porsi come avanguardia di un nuovo paradigma politico.

Liberland però è parte di un movimento più ampio che comprende diverse forme di sperimentazione politica rese possibili dalla tecnologia blockchain. Questi progetti si ispirano al concetto di network state, teorizzato da Balaji Srinivasan, in cui una comunità globale, connessa da valori condivisi e tecnologia, può acquisire proprietà fisiche e operare come un’entità sovrana senza i tradizionali vincoli geografici. Il precursore di questo movimento è stato Bitnation, fondato nel 2014, che ha offerto servizi di governance basati su blockchain. Da allora, altre giurisdizioni e progetti hanno tentato di ritagliarsi uno spazio, dalle piccole enclavi terrestri come Liberland, alle proposte futuristiche di seasteading – città galleggianti costruite in acque internazionali. Ma la sfida non è semplice. Oltre alle difficoltà pratiche di costruire infrastrutture e sorvegliare i confini, c'è l’ostilità degli Stati nazionali, che vedono queste nuove entità come una minaccia alla loro sovranità.

La performance di Sun da Sotheby's a New York, finita sulle prime pagine di tutti i media internazionali nonostante le guerre e l’instabilità geopolitica, porta una nuova dinamica al progetto Liberland attirando investimenti e attenzione internazionale. Il futuro di questo cripto stato dipenderà dalla capacità di armonizzare ideali libertari, innovazione tecnologica e realismo politico. Alcuni vedono in questa iniziativa il germoglio di una nuova era di libertà, l'avanguardia di un futuro decentralizzato, sospesa tra utopia e realtà. Di certo c'è la banana e i 6,2 milioni di dollari spesi per ottenerla. Per mangiarla c’è tempo.

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