Cerca
Cerca
+

Guerra, ambiente e diritti umani: la crisi globale spinge l'arte contemporanea verso l' artivismo

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

L'attualità sempre più drammatica sta portando l'arte a un nuovo livello di urgenza politica. Le guerre e i cambiamenti climatici, l'impatto delle nuove tecnologie e i diritti, le migrazioni e le identità culturali sono infatti al centro delle ricerche degli artisti emergenti come dimostrano l'interesse che sta suscitando la Biennale di Venezia curata da Antonio Pedrosa Stranieri Ovunque. Un trend confermato dall'influente curatrice di Art Basel, Stefanie Hessler attuale direttrice dello Swiss Institute di New York. La Hessler sostiene che gli artisti contemporanei stiano affrontando temi come la giustizia sociale e ambientale, il rapporto tra arte e tecnologia, e la sostenibilità cercando di sperimentare come intersecarli con lo sviluppo tecnologico, affrontando sia le carenze estrattive che i potenziali generativi di tali tecnologie. Questo trend riflette una risposta artistica alle crisi globali, portando l'arte a un nuovo livello di urgenza politica che influenzerà, e lo sta già facendo, la sua evoluzione verso quello che Vincenzo Prione definisce "artivismo". Questo avrà un impatto significativo sulle politiche culturali, ma anche sul mercato dell'arte. Non è un caso che molti artisti esposti alla Biennale di Venezia - quest'anno particolarmente apprezzata per la varietà e l'originalità delle opere presentate - ma anche quelli protagonisti nelle esposizioni "collaterali", stiano guadagnando attenzione dalla critica, ma stiano anche vedendo un aumento delle loro quotazioni per via della numerosa presenza di importanti collezionisti di tutto il mondo che sembrano essere consapevoli della svolta in corso. . 

Tra gli artisti emergenti da tenere d'occhio spiccano nomi come Jeffrey Gibson, il primo artista indigeno a rappresentare gli Stati Uniti in un padiglione nazionale, e Márton Nemes, conosciuto per le sue tele astratte che richiamano la cultura underground londinese. E ancora 
Glicéria Tupinambá, un'artista indigena brasiliana che sta presentando il suo lavoro nel Padiglione del Brasile alla Biennale di Venezia 2024. Il suo progetto si concentra sulla rivendicazione del territorio ancestrale e sull'importanza di vivere in armonia con la natura, tematiche che risuonano profondamente con le attuali discussioni globali sulla sostenibilità e l'identità culturale​. Poi c'è l'israeliana Yael Bartana che, in collaborazione con il regista teatrale tedesco Esran Mondtag, esplora il tema del vivere nel presente come spazio sospeso tra passato e futuro. La loro opera al Padiglione di Israele alla Biennale stanno ricevendo ampi consensi per la sua capacità di unire riflessioni storiche con proiezioni future​. 
Moufouli Bello, artista originaria del Benin, fa parte del debutto del padiglione del Benin alla Biennale. Il suo lavoro, insieme a quello di altri artisti come Chloé Quenum e Ishola Akpo, esplora le storie di restituzione dei tesori reali del Benin, una tematica che è stata al centro delle discussioni sul patrimonio culturale negli ultimi anni. Poi c'è Wael Shawky, artista egiziano, noto per il suo lavoro che intreccia installazioni scultoree e performance, affrontando tematiche di nazionalismo, identità e le conseguenze della storia coloniale. Shawky è presente al Padiglione d'Egitto con un'opera che esplora la storia attraverso un film musicale ambientato in un teatro storico di Alessandria​. E ancora: Robert Zhao Renhui, artista di Singapore che esamina la nostra relazione con il mondo naturale attraverso installazioni architettoniche, fotografia e performance. La sua opera alla Biennale di Venezia si basa su anni di ricerca ecologica e riflette sulle possibilità di rigenerazione futura​. 

Tra gli italiani da scoprire c'è Andrea Mancini, esposto al Padiglione del Lussemburgo alla Biennale di Venezia 2024. Mancini è noto per la sua capacità di creare installazioni sonore immersive che sfidano le convenzioni artistiche tradizionali. Il suo lavoro alla Biennale sta ricevendo molta attenzione per l'innovazione e l'approccio collaborativo nel campo dell'arte sonora​. Si sta affermando nel panorama artistico italiano anche Selin Davasse - la sua performance al Padiglione del Lussemburgo, che mescola mitologia femminile e monologhi oscuri, sta raccogliendo consensi per la sua intensità emotiva e l'originalità - e Guerreiro do Divino Amor (nato in Svizzera con radici brasiliane vive e lavora a Milano). Il suo lavoro esplora le identità nazionali attraverso installazioni che combinano elementi mitologici con riferimenti culturali contemporanei: un esempio di come l'arte italiana stia integrando influenze globali per creare nuove forme espressive​.

Dai blog