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Michela Murgia è morta da un anno, ma continua a fare il "suo"

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

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Il prossimo dieci agosto ricorre il primo anniversario della scomparsa di Michela Murgia, ma in realtà sembra non sia mai morta. Se il suo corpo è stato infatti sconfitto dal tumore, la sua anima battagliera di tante lotte sulle piazze e nei libri, tra le pagine dei giornali e sui palcoscenici di tv e manifestazioni, non ha smesso di fare il "suo". Continua infatti a scuotere le coscienze, induce riflessioni, suscita discussioni accese come quelle a proposito del murales dell'artista Laika a Roma che ritrae una coloratissima Michela Murgia dallo sguardo consapevole, fiero e libero, dolce e rassicurante. Del resto questa è una delle grandi eredità che ci ha lasciato: ci ha costretto a pensare, ponendoci di fronte ai nostri limiti e dandoci la possibilità di salvarci. Certo molti perseguono nell’errore di credere che la propria visione sia l’unica possibile nonostante si tratti di questioni complesse, ma sono anche molti coloro che stanno scoprendo la scrittrice andando a ingrossare la comunità che sta proseguendo la sua audace lotta contro il patriarcato e la violenza di genere, unita alla difesa instancabile dei diritti LGBTQ+. Michela Murgia è stata un'alleata per innumerevoli persone e continua a esserlo anche da morta. 

È per questo che l'opera della street-artist Laika, 100mq in via di Torre Annunziata, ha provocato reazioni contrastanti. Quegli occhi che sembrano abbracciarti non appena inizi a scorgerli sulla facciata del Municipio V di Roma non a tutti sono piaciuti. Fratelli d'Italia ha denunciato i disagi per i pedoni procurati dal cantiere mentre veniva realizzato il murales, ma soprattutto ha contestato la scelta di dedicarlo a una figura ritenuta poco rilevante per il territorio locale. Pro Vita & Famiglia ha accusato il Partito Democratico e Arcigay di usare beni pubblici per scopi di propaganda politica e ideologica criticando l’iniziativa del Muncipio di coinvolgere le scuole locali in attività di sensibilizzazione sulla controversa Murgia. "Hanno detto che è fuori luogo utilizzare un bene pubblico per queste opere ma forse fraintendono il significato di bene comune, ovvero di bene che appartiene alla comunità", ha ribatutto Pietro Turano, vicepresidente di Arcigay Roma, che insieme a Laika ha realizzato il progetto autorizzato dal V Municipio realizzato con il contributo delle case editrici Einaudi, Mondadori e Rizzoli. "Questi sono i nostri spazi e queste sono le nostre vite, appartengono a noi e lo stiamo rivendicando. Michela Murgia è stata in vita, ed è ancora per tutte e tutti, un riferimento insostituibile. Quest’opera non è un santino, ma un regalo alla comunità e alla città, per celebrare insieme una donna che ci ha donato strumenti e nuove lenti per leggere la nostra realtà e orientarci.

 “Sapere che Michela Murgia faccia ancora tanto rumore mi riempie di gioia”, ha detto Laika, “Questo muro vuole essere un raggio di luce in questo momento storico buio, in cui si cerca di cancellare i progressi fatti in termini di diritti, di ostacolare ogni possibile passo avanti”. “Ricordatemi come vi pare” ci ha chiesto, e noi vogliamo ricordarla così: immensa come è sempre stata”, ha scritto su Instagram la street artist dal ponteggio del cantiere poco prima dell'inaugurazione dell'opera l'11 luglio scorso. E poi: “Dopo i primi metri di quota ci si inizia a sentire vulnerabili, impotenti, esposta. Poi si capisce che non c’è niente da fare se non “stare” e accettare questa condizione, ci si ferma e si trova stabilità, si dimentica tutto, non esiste più nulla. È così che ci sentiamo stasera mentre scriviamo da quassù: sospesa oltre il tempo e lo spazio, come è Michela. La sua capacità di restituire complessità senza mai essere complicata, di essere sempre specifica e comprensibile, appartiene ormai a chiunque l’abbia letta, ascoltata, conosciuta. L’eredità eterna di Murgia è un dono prezioso per tutta noi e questa iconica Michela è il nostro regalo per Roma. Murgia splende e ora lo sanno anche i muri”. 

Proprio così. Sono a Roma, davanti all'opera di Laika dedicato alla scrittrice. Ci sono quaranta gradi, ma quello che sento non è il sole che picchia ma l'energia che Michela Murgia continua a sprigionare. Apro una pagina a caso del suo libro postumo “Ricordatemi come vi pare" (Mondadori) e leggo: "Ora è come se la mia voce riverberasse una eco che continua a risuonare anche se io non sto più parlando. Perché ho generato un’identificazione tra quello che dicevo e quello che ero. Per cui sembra che parli e mi pronunci anche quando non lo faccio. Questa cosa l’ho pagata. Con tanti haters. Però mi ha ripagata. Se morissi domani (e il giorno della mia morte non è lontano) ci sono centinaia di persone che potrebbero alzarsi per dire: 'Michela Murgia direbbe'. Perché anche se non potrò dirlo, comunque l’ho detto. Ci sono anche luoghi comuni, stereotipi, cliché – non è che ti inventi ogni volta chissà cosa. Però qualcosa di importante, in quella massa, rimane magico, e questo fa la differenza. Posso ora permettermi l’egemonia del silenzio perché ho parlato per anni, moltissimo".
 

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