Pistoletto e la nuova "Venere degli Stracci", simbolo di resistenza, di rinascita, di ostinata speranza
Detto, fatto. Michelangelo Pistoletto lo aveva promesso e oggi è tornato a Napoli per inaugurare in piazza Municipio la sua nuova Venere degli Stracci dopo che un incendio, nel luglio scorso, l'aveva ridotta in cenere. Ecco dunque la nuova versione dell'iconica opera del Maestro datata 1967, simbolo del rapporto tra il pianeta e questa umanità stracciona e iper-consumista, che si arricchisce ora di nuovi significati: resistenza, speranza e rinascita. "Sono molto contento della rinascita della Venere degli Stracci", ha detto il Maestro spiegando che "è un'opera fatta per far rinascere la società, è dedicata alla rigenerazione degli stracci che rappresentano il degrado, la massima tensione negativa nella società, mente il termine Venere nasce dalla parola venerazione. La bellezza che non finirà mai di esistere deve trasformare gli stracci in qualcosa di nuovo, devono diventare gioia perché la Venere rigenera". La sua Venere, ha spiegato Pistoletto, "rappresenta l’umanità di oggi, chiamata a esprimere il suo lato migliore".
E il suo lato migliore il Maestro lo ha mostrato non solo donando la mega scultura a Napoli, ma anche nei confronti dell'uomo che ha distrutto la precedente versione, un clochard che sta scontando in carcere la condanna per il reato commesso. "Vorrei vederlo in faccia, guardarci negli occhi, la persona ha un bisogno profondo, la Venere può offrire la risoluzione a questo sogno. L'ho perdonato, lo abbraccio, dobbiamo collaborare con lui, penso che in lui ci sia stata una scintilla di dolore", ha detto Pistoletto convinto del potere taumaturgico della sua dea. Da parte sua Vincenzo Trione, curatore del progetto Napoli Contemporanea, che ha sempre difeso la scelta di riportare la Venere degli stracci di Pistoletto in piazza Municipio dopo il rogo, la paragona all'Araba Fenice risorta dalle proprie ceneri. "All'apparenza è identica: nell'immagine, nelle misure, nel peso, nella composizione, nei materiali utilizzati. La nuova Venere, tuttavia", spiega il prof Trione, "è sorretta dal relitto sopravvissuto all'incendio del 12 luglio, che è stato sottoposto ad attenti interventi di ripristino e di restauro. Non è più "solo" un'opera d'arte, la Venere installata a Piazza Municipio. È un simbolo. Di resistenza. Di rinascita. Di ostinata speranza".
L’opera sarà esposta in Piazza Municipio per tre mesi, al termine dei quali troverà la sua definitiva collocazione. Al momento sono in corso le verifiche tecniche nella Chiesa di S. Pietro ad Aram, luogo di grande valore storico alle porte di Napoli che potrebbe trovare ulteriore valorizzazione attraverso quest'apertura al contemporaneo.