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La fotografia etica di Max Cavallari: lo "sbarco selettivo" dei naufraghi finalista a Lodi

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

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Max Cavallari è un fotografo di origini cremonesi, che da diversi anni vive e lavora a Bologna. A ottobre scorso ha partecipato alla missione della ong Sos Humanity per la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo centrale. Era a bordo della Humanity 1, che con tre interventi aveva portato in salvo 179 persone, durante il tristemente noto il braccio di ferro per l'assegnazione di un porto sicuro che si è concluso con le disposizioni del Viminale che garantivano lo sbarco delle persone ritenute fragili, salvo ripartire con il “carico residuale“. Cosa a cui si è opposto il capitano della Humanity 1 sia perché avrebbe compiuto un respingimento vietato dalla Convenzione di Ginevra, sia per garantire la sicurezza dell’equipaggio e dei naufraghi rimasti a bordo.

 

 

 

 

 

 

"Nel porto c’è stata una vera e propria selezione all’ingresso in cui 35 persone sono state ritenute 'troppo sane' per poter sbarcare", racconta Max Cavallari ai microfoni di Alessandro Canella che lo ha intervistato per radiocittafujiko.it . "Quando si è capito che una trentina di persone non erano state ritenute sufficientemente fragili", rivela il fotografo, "lì c’è stato un momento che rimarrà impresso per un bel po’ di tempo, perché è come se il tempo si fosse fermato e dire che c’è stato sconforto significa sminuire quello che tutti abbiamo provato".

 

 

 

 

 


Mancano le parole per descrivere quello che hanno vissuto sulla propria pelle quelle donne e quegli uomini sotto shock per il viaggio compiuto e che hanno dovuto attendere una decina di giorni prima di poter arrivare a Catania. Ma ci sono gli scatti di Max Cavallari che potranno essere ammirati e "ascoltati" a Lodi durante il Festival della Fotografia Etica in programma dal prossimo 30 settembre fino al 29 ottobre. Max Cavallari e 
Sos Humanity sono infatti tra i finalisti del premio che il Festival di Lodi assegna alle organizzazioni no-profit che utilizzano il mezzo fotografico per diffondere la conoscenza sulle tematiche della cooperazione internazionale, della sostenibilità e dello sviluppo globale nella società civile. Del resto la conoscenza e il coinvolgimento sono i primi passi per cambiare in meglio il mondo. La forza della fotografia è di unirli entrambi in una frazione di tempo, innescando partecipazione, approfondimento che generano un cambiamento positivo nella nostra società. 
A contendersi il premio, nella short list dei finalisti, ci sono dieci progetti selezionati dalla Direzione Artistica del Festival - composta da Alberto Prina, Aldo Mendichi e Laura Covelli - tra tantissime canditure arrivate da tutto il mondo.  Appuntamento a settembre a Lodi.

 

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