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Una cartolina per riflettere sul razzismo: 400 artisti ricordano George Floyd

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

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C'era bisogno di una mostra dedicata a George Floyd? Sì c'era bisogno. Lo dimostra la cronaca cittadina che con un incredibile tempismo ci racconta di una "trans straniera" presa a manganellate da alcuni agenti della Polizia locale di Milano perché ritenuta pericolosa. Le conseguenze del fermo fortunatamente non sono state quelle dell'afroamericano assassinato da un agente della polizia di Minneapolis, ma le manganellate e i calci alla trans di Milano si aggiunge ai tanti, troppi casi di "persone che non meritano e offendono la divisa che indossano" e sul "clima d'odio che fomenta una certa politica che, in maniera ossessiva, parla di minaccia dell'ideologia gender", per dirla con le parole di Vladimir Luxuria.

 

Tornando alla mostra dedicata a George Floyd che inaugura proprio oggi - nell'anniversario della morta dell'afroamericano - ad Assab One (Via Privata Assab 1, Milano), si chiama "A POSTCARD FOR FLOYD. A Blind Sight Story" a cura di Luca Panaro in collaborazione con Chiara Ferella Falda e Pier Paolo Pitacco. Si tratta di progetto di mail art partecipativo firmato da Giangiacomo Rocco di Torrepadula (GG) che – partendo dallo studio delle neuroscienze comportamentali per combattere il pregiudizio attraverso l’attivazione dell’arte – ha coinvolto centinaia di persone in una riflessione corale sul razzismo. 

 

 “Chiariamolo subito", ha detto Giangiacomo Rocco di Torrepadula nel suo testo introduttivo al libro edito da Skira e pubblicato in occasione della mostra: "questo è un progetto che parte da uno spunto egoistico, per ritrovare la mia libertà. E non è un progetto per le persone nere, è per quelle come me, bianche (e italiane)”. “Esiste una strana malattia", spiega. "Si chiama Blind Sight. Accade quando la parte del cervello deputata alla decodifica del segnale visivo si lesiona e non riesce più a elaborare le informazioni che l’occhio continua a inviare. Si diventa ciechi, almeno in apparenza. Perché in realtà si mantiene una capacità visiva inconscia. Il cervello continua a registrare i segnali che l’occhio invia. Ad esempio, si evitano ostacoli, o si individuano oggetti che si spostano. Ma in modo del tutto incosciente. Lo si fa senza saperlo di fare, né ricordarsi di averlo fatto. La Blind Sight, è dunque una cecità mentale, della coscienza. Un’incredibile analogia con il razzismo e con i pregiudizi. Ogni pregiudizio, ogni razzismo, non è altro che il risultato di paure che agiscono mettendoci in guardia contro quello che ci hanno insegnato a vedere come “diverso”. Ma troppo spesso lo fanno a livello inconscio. Sono paure che agiscono senza che ne siamo consapevoli, rendendoci meno liberi di fare scelte “nostre” e più condizionati dal costrutto sociale. Pregiudizi e razzismo sono la nostra Blind Sight rispetto alle nostre paure. O per lo meno di certo la mia”. 

 


 


Il progetto è partito da quel 25 maggio di tre anni fa quando un poliziotto bianco di Minneapolis uccise George Floyd - durante un arresto effettuato dopo che un commesso di un negozio sospettava che Floyd potesse aver usato una banconota da venti dollari contraffatta - tenendolo a terra per nove interminabili minuti, soffocandolo con un ginocchio sul collo. “I can’t breathe” (“non riesco a respirare”), sono state le sue ultime parole. Vedendo quelle immagini, Giangiacomo Rocco di Torrepadula ha istintivamente scattato una sequenza fotografica di una candela privata della sua fiamma: 9 fotografie per ciascuno di quei drammatici minuti. Una fiamma che si spegne gradualmente; prima rimane il fumo a disegnare una traccia di quella presenza, poi tutto scompare nel nero profondo dell’immagine, a rappresentare uno stato d’animo legato all’episodio della morte di Floyd che qui diventa universale. 

 

A partire da questo lavoro fotografico, con lo scopo di generare una riflessione corale sul problema del razzismo, l’artista ha quindi avviato un più ampio progetto di mail art partecipativo spedendo circa 600 cartoline, che da un lato mostrano uno scatto della sequenza della candela, e chiedendo ai destinatari di restituirgli una frase, un disegno, un’immagine, qualunque idea o emozione che quella fotografia potesse suggerire loro.

 

La mostra e il libro edito da Skira raccolgono circa 400 cartoline, piccole grandi opere d’arte dedicate a George Floyd e a ciò che la sua morte ha rappresentato, realizzate da persone comuni e nomi noti come i fotografi Oliviero Toscani, Maurizio Galimberti, Mario Cresci, Francesco Cito; gli attori Cristiana Capotondi, Giuseppe Cederna; i musicisti Max Casacci (Subsonica), Andy (Bluvertigo); i giornalisti Gad Lerner, Carlo Verdelli, Michele Buono; i curatori Denis Curti, Fortunato D’Amico, Roberto Mutti; lo scrittore Maurizio De Giovanni; gli artisti Ercole Pignatelli, Max Marra e Fondazione Pistoletto; il rapper Amir Issaa e il writer Flycat; gli architetti Giulio Cappellini, Italo e Margherita Rota, Ilaria Marelli; il direttore d’orchestra Riccardo Chailly; gli illustratori Emilio Giannelli, Beppe Giacobbe, Sandro Fabbri e tanti altri ancora. A corredo delle cartoline sono inoltre presenti i saggi di alcuni attivisti ed esponenti di punta della comunità nera quali Luisa Wizzy Casagrande (Metissage Sangue Misto founder), Rahma Nur (poetessa), Angelica Pesarini (University of Toronto), Adama Sanneh (CEO Moleskine Foundation). 

Si può visitare fino al 18 giugno.

 

Post scriptum: Nel giorno dell'anniversario della morte di George Floyd e a meno di ventiquattr'ore dal video che immortala alcuni agenti della Polizia municipale di Milano che prendono a calci e a manganellate la trans straniera, viene fuori un altro filmato che documenta una pedata in faccia sferrata da un carabiniere a un giovane già fermato e in terra. Nel video diffuso da 'Welcome to Favelas' si sente il ragazzo che urla "così no, mi state trattando male". L'episodio è accaduto a Livorno dove  i due carabinieri lo avevano fermato dopo che aveva rubato delle cuffie per il cellulare e del cibo per cani.

 

 

 

 

 

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