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Piano genitoriale, che cos'è e a che cosa serve 

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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La recente riforma della giustizia ha introdotto, in materia di diritto di famiglia, il “piano genitoriale” cioè un documento nel quale sono riassunte tutte le informazioni riguardanti un bambino. Chi sono la mamma e il papà, chi sono i nonni  e se e in quale misura si occupano dei nipoti, se la famiglia ricorre all’aiuto della babysitter e con quale frequenza, la scuola frequentata (il ciclo di istruzione, l’istituto scolastico, la partecipazione o meno al pre e/o al dopo scuola, se il figlio prende ripetizioni, in quale materia e con che frequenza, sport praticato, eventuali gare e competizioni sportive nel fine settimana (quando, naturalmente, lo sport è praticato a livello agonistico), il costo degli sport, la cadenza, l’abitudine a prender parte a campus estivi, quale genitore prende e accompagna i figli a scuola e alle attività pomeridiane, chi è il medico di base e con quale frequenza il bambino viene visitato (oppure con quale periodicità vengono prenotate eventuali visite mediche private specialistiche e per quale motivo), eventuali patologie particolari e quali tipologie di vacanze vengono normalmente organizzate (luoghi, tempistiche e costi). 
Il piano genitoriale, inoltre, deve indicare precisamente come i genitori intendono organizzare il nuovo equilibrio familiare. Quindi con chi staranno i figli e in quali giorni, quale genitore continuerà a vivere nella casa coniugale, chi andrà a prendere i figli a scuola e chi li accompagnerà, chi ciascun genitore intende delegare qualora non potesse occuparsi in prima persona dei figli e, infine, come la mamma e il papà intendono pianificare i vari periodi festivi (Natale, estate, Pasqua, ponti). 
Qualora un genitore si rifiutasse di depositare in tribunale il piano genitoriale, questo comportamento potrà essere sanzionato. In particolare, il genitore inadempiente potrà incorrere in un’ammonizione, potrà essere condannato al risarcimento del danno, potrà essere prevista una somma di denaro da corrispondere a causa di questa inosservanza. Oppure, il Giudice potrà, d’ufficio (ossia anche senza che l’altro genitore formuli questa richiesta al tribunale) decidere di modificare i provvedimenti in vigore. 
In questo modo, il tribunale avrà un quadro chiaro di quelle che sono le abitudini di vita di quel bambino e di quella famiglia e, quindi, l’uno e l’altro genitore non potranno avanzare pretese del tutto decontestualizzate dalla quotidianità vissuta fino a quel giorno. Così, per esempio, sarà più difficile pretendere vacanze faraoniche se fino a quel momento l’abitudine è stata quella di trascorrere solo qualche giorno al mare in Italia. Oppure, il genitore più avaro non potrà lesinare sulle ore di ripetizioni di matematica impartite al figlio adolescente fino a quel momento. 
Anche perché se, fino alla separazione, i genitori hanno deciso, congiuntamente, di compiere alcune scelte e avere certe abitudini non vi è motivo per il quale tutto debba ingiustificatamente cambiare.  D’altra parte, un figlio, appena nato, inserisce la propria vita là dove c’erano già altre vite che detteranno le linee evolutive del bambino stesso. Le linee, cioè, predisposte dai genitori che, anche senza il tecnicismo dettato dalla riforma, costituiscono già di per sé una sorta di piano genitoriale per il figlio. Un piano nel quale decidono tutto gli adulti e nel quale, tanto più piccolo è il minore, tanto minore sarà la sua capacità di influire in maniera deliberata e consapevole. In altre parole, il bambino non è (o non del tutto) autore del proprio destino, poiché viene al mondo quale desiderio dei propri genitori e dato che, per definizione, è l’essere più bisognoso e debole che ci sia (ed è del tutto dipendente dagli adulti) viene inserito in una prospettiva esistenziale (e psicologica) che coincide con quella dei genitori. E, allora, se la crescita personale di un bambino è necessariamente concepita secondo le aspettative e le linee guida dei genitoriali, non è giusto che le abitudini che i bambini hanno avuto fino a quel momento vengano stravolte solo perché la mamma e il papà stanno attraversando una fase di forte conflittualità. Anche perché, già la separazione, per definizione, porta con sé inevitabili novità. 
È importante, quindi, limitare quanto più possibile il campo dei cambiamenti. 
Purtroppo, presi dai rancori e dalle rivalse, spesso i genitori non riescono a mantenere questa lucidità e, quindi, ecco spiegata l’introduzione del piano genitoriale che fotografa precisamente l’organizzazione - almeno fino a quel momento - della quotidianità familiare. Il perimetro nel quale il Giudice, per tutelare i minori, si muoverà. 


di Avv. Marzia Coppola 
[email protected]
Studio legale Bernardini de Pace
 

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