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Estate, un banco di prova per i pernottamenti dei bambini dal padre

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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La legge italiana ha sancito l’importante principio della “bigenitorialità” secondo il quale i figli minori hanno diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore. Quindi di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale e materiale dalla mamma e dal papà. Per questo motivo, il giudice, nell’adottare i provvedimenti relativi ai figli, deve valutare prioritariamente la possibilità che i bambini rimangano affidati a entrambi i genitori. Poi il giudice dovrà individuare – fermo l’affidamento alla mamma e al papà – presso quale genitore i minori dovranno vivere prevalentemente e, di conseguenza, dovrà prevedere un calendario di visite con l’altro genitore. Nella stragrande maggioranza dei casi, a dispetto di quanto avviene nel resto d’Europa, i figli continueranno a vivere con la mamma e il papà potrà stare con loro nei giorni e nelle ore individuate dal giudice oppure concordate tra i genitori.

La ragione di prevedere un “collocamento prevalente” è quella di permettere ai bambini di conservare il proprio habitat domestico e non subire, in questo modo, traumi dai cambiamenti che la separazione/il divorzio portano con sé. A questo si deve aggiungere che, quando i figli sono molto piccoli, necessitano di cure (per esempio l’allattamento) che solo la mamma può dare. Ecco, quindi, che è ragionevole prevedere che il papà possa vedere i figli secondo un preciso calendario. 

Tuttavia, è bene non fare di tutta l’erba un fascio e non immaginare che questa soluzione possa essere la regola ideale e consona per tutte le famiglie. Oggi, infatti, sono numerosissimi i papà, spesso anche molto giovani, in grado di occuparsi dei figli (delle loro pappe, del cambio pannolino, del bagnetto, del riposino) esattamente come fanno le mamme. Certo, superato il periodo durante il quale il rapporto mamma/figlio è talmente simbiotico da essere insostituibile. 

A ogni modo, dare spazio ai papà volenterosi (che non sono certo tutti), dinamici e attenti alle esigenze dei figli è una vera manifestazione e concretizzazione del principio di bigenitorialità che troppo spesso rimane solo sulla carta e non nella sostanza. Le più recenti sentenze della Corte di Cassazione aprono un barlume di speranza per tutti i papà che desiderano avere del tempo con i loro figli (anche prevedendo pernottamenti). Infatti, la Corte Suprema ha sancito il diritto di un papà a tenere con sé il bambino di soli due anni anche la notte e, quindi, di organizzare un calendario di visite più articolato e meno risicato. La motivazione fornita dalla Corte di Cassazione è stata quella di mettere al centro della decisione, appunto, il principio di bigenitorialità e l’interesse del minore che non è certo quello di troncare o restringere all’osso il rapporto padre/figlio. Una sentenza importante che ha dato voce a molti genitori e a molti figli per i quali, tanto i primi quanto i secondi, l’interesse in gioco è quello di costruire un rapporto vero, costante, quotidiano e autentico. E perché non sfruttare il periodo estivo come banco di prova?

di Avv. Marzia Coppola
[email protected]
Studio legale Bernardini de Pace

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