Un'estate da divorziati (con figli...)
Le vacanze estive sono alle porte ed è tempo che i genitori separati o divorziati si confrontino per decidere come dividersi i giorni di vacanza con i figli. Nonostante le finanze, in questo preciso momento storico, siano davvero ridotte all’osso e nonostante le certezze sulla possibilità di spostarsi (anche in Italia) siano pochissime.
A guidare i genitori nella scelta delle settimane che spetteranno a ciascuno, può esserci l’accordo di separazione/ di divorzio oppure il provvedimento del giudice che indica, per esempio, quale genitore debba tenere i figli nel mese di luglio e quale nel mese di agosto. Nella maggior parte dei casi, poi, è individuato un termine (per esempio la fine del mese di maggio) entro il quale la mamma e il papà devono accordarsi. Naturalmente, a seconda dell’età dei figli, le settimane con il genitore non collocatario (quindi quello con il quale i minori trascorrono meno tempo) possono essere consecutive o meno.
I genitori, nel periodo loro spettante, sono liberi di organizzare vacanze al mare o in montagna, di portare i bambini dai nonni (che magari trascorrono l’intera stagione estiva in località marittime), di rimanere in città e programmare gite fuori porta o giornate in piscina. In linea di massima, quindi, nei rispettivi tempi di permanenza dei figli ogni genitore può programmare il tempo come preferisce. L’unica regola irremovibile è quella di comunicare all’altro genitore dove si intende trascorrere la vacanza: in quale località e, precisamente, in quale struttura alberghiera (o abitazione).
Quanto al costo della vacanza, salvo diverso accordo, deve essere sostenuto interamente dal genitore con il quale i bambini la trascorrono. Questo, naturalmente, non implica una sospensione o una riduzione dell’onere di mantenimento che grava sul genitore tenuto al versamento di un assegno mensile in favore dei figli.
Inoltre, tenuto conto del fatto che il periodo di vacanza scolastica estiva dura tre mesi, i genitori dovranno anche organizzare eventuali campus estivi (“Grest”, “estate ragazzi”, oratorio, baby-sitter e così via). Il costo deve essere diviso tra mamma e papà al 50% e la decisione su come gestire il tempo dei bambini nei tre mesi estivi deve essere condivisa.
Fin qui sembra tutto molto semplice. Tuttavia, nei fatti, spesso l’organizzazione delle vacanze si trasforma nell’occasione perfetta per fomentare liti, discussioni e dispetti reciproci da parte di genitori troppo rivendicativi e poco maturi. Accade, infatti, che mamma e papà coinvolgano i loro avvocati per pretendere acriticamente il diritto sull’una o sull’altra settimana. Oppure - nelle situazioni più conflittuali - capita, addirittura, che mamma e papà, incapaci di mettersi d’accordo, chiedano l’intervento del Giudice Tutelare affinché sia lui a decidere con chi, quando e dove i figli debbano trascorrere questo periodo dell’anno.
Per non parlare delle ipotesi nelle quali i genitori chiedono ai minori che siano loro a decidere con chi stare. Senza rendersi conto che, in questo modo, stanno travolgendo i bambini in un conflitto di lealtà che, comunque, li farà soffrire.
Ecco, quindi, che proprio quel momento dell’anno tanto atteso, nel quale finalmente non ci si deve preoccupare delle lezioni scolastiche e dei compiti in classe, ma si può pensare solo al divertimento, rischia di trasformarsi nell’ennesima battaglia tra mamma e papà. L’ennesima scelta davanti alla quale i più piccoli sono posti. L’ennesimo senso di colpa per aver preferito l’una o l’altro. L’ennesimo dispiacere. L’ennesima responsabilità alla quale molti coetanei non devono far fronte.
Indubbio, quindi, che buon senso e collaborazione non dovrebbero andare in vacanza e, anzi, dovrebbero essere gli ingredienti per non rovinare ai bambini il periodo più atteso dell’anno. Soprattutto dopo che la pandemia ha costretto tutti a restare a casa per così tanto tempo.
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Studio Legale Bernardini de Pace