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Minori, ma sempre testimoni: raccontare ai figli la separazione

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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Si dice che i figli dei genitori separati/divorziati crescano più velocemente degli altri perché devono subito affrontare momenti di cambiamento e trovare il loro spazio nella famiglia allargata. E, forse, anche perché, fin da piccoli, si ingegnano furbescamente per trarre tutti i vantaggi possibili dalla nuova situazione familiare (doppi regali, doppia cameretta e così via). 

Ma la verità è che i figli dei genitori separati sono costretti a crescere “saltando qualche tappa” perché, prima degli altri, conoscono il dolore, le avversità e lo spirito di adattamento che provocano le liti di mamma e papà e l’organizzazione della nuova vita familiare. Situazioni che i minori comprendono anche se non dicono ad alta voce quello che pensano e anche se si chiudono nella loro cameretta quando i genitori litigano. 

Ecco, quindi, che i bambini, proprio come la loro mamma e il loro papà, sono direttamente coinvolti nella separazione. Pertanto, proprio come gli adulti, sono titolari di diritti ben precisi. Se, storicamente, la dimensione giuridica dell’infanzia ha avuto un valore quasi nullo, negli ultimi trent’anni l’ordinamento giuridico ha mostrato una sensibilità crescente verso i bisogni dei minori. 

La legge italiana, infatti, conformemente alle norme internazionali, prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenere in adeguata considerazione le loro opinioni.  

L’età a partire dalla quale l’ascolto dei più piccoli è ammessa è quella dei 12 anni. In realtà, la legge precisa che il bambino può essere anche più piccolo se manifesta “capacità di discernimento”, ossia laddove il minore infra-dodicenne abbia raggiunto un particolare grado di maturità, avvedutezza e comprensione del significato dell’audizione (certo, sempre considerando che è un bambino). Il giudice, quindi, a prescindere dal dato anagrafico, dovrà verificare con prudenza se il minore in questione sia particolarmente maturo e abbia gli strumenti per essere direttamente coinvolto. 

Tuttavia, l’ascolto dei minori, tra le mura domestiche, dovrebbe avvenire sempre e indipendentemente da quello che può accadere in giudizio. Infatti, è importante che mamma e papà si prendano la responsabilità di spiegare ai bambini che cosa sta succedendo in famiglia e di informarli che, comunque, l’amore per loro non cambierà. Naturalmente, è necessario che i genitori abbiano l’accortezza e la sensibilità di parlare ai figli insieme (accantonando, almeno in quel momento, le reciproche rivalse e la rabbia). Mamma e papà, peraltro, sono le persone che meglio conoscono i loro figli. Quindi sono proprio loro a dover capire quando è il momento di raccontare ai bambini la verità. Senza rimandare o nascondersi dietro a un dito, perché far crescere i figli all’oscuro è una cattiveria che non meritano. Tutto l’impegno che, troppo spesso, i genitori dedicano a “parlare male” dell’altro, dovrebbero farlo confluire nella ricerca delle migliori parole – condivise – per raccontare e spiegare ai più piccoli la verità. 

Al contrario, un bambino non perdonerà ai genitori l’essere stato costretto a vivere nelle menzogne e nell’incertezza. Magari sarà ubbidiente, crescerà serenamente e non farà domande ma, una volta adulto, inevitabilmente, razionalizzerà che quel senso di insicurezza è causato dalle mezze verità di mamma e papà e dai loro litigi non spiegati.   

È fondamentale, quindi, coinvolgere i bambini. Fornendo loro gli strumenti per capire che cosa sta accadendo e che, malgrado tutto, saranno al sicuro con l’amore di entrambi (che rimarranno genitori anche se non saranno più coniugi).

La verità è potente e travolgente, ma fa crescere e aiuta a essere coraggiosi nella vita. 

di Avv. Marzia Coppola
[email protected]
Studio legale Bernardini de Pace

 

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