Inter, la distanza tra nerazzurri e rivali è aumentata
Due obiettivi di seguito hanno interessato le nostre squadre: il primo, il mercato estivo, per cercare rinforzi; il secondo, conseguenza logica del primo, diventare o restare competitivi. Il mercato si è chiuso qualche giorno fa e l’Inter, la squadra campione d’Italia, non è che abbia strafatto anche perché i suoi dirigenti, molto opportunamente, avevano già fatto tutto senza aspettare l’apertura: prima Taremi e Zielinski a parametro zero, quindi l’argentino Palacios. Poi in campo, a San Siro, l’Inter annichiliva l’Atalanta, con un tondo 4-0. Sapeva infiltrarsi con abilità nelle emergenze difensive della Dea e dava chiara dimostrazione dello strapotere che la contraddistingue. La doppietta di Thuram, l’eurogol di Barella, l’autorete di Djimsiti, erano un messaggio a tutte le altre concorrenti. Capace di abbassare il ritmo e alzarlo a piacimento, le erano bastati i primi dieci minuti e i primi dieci del secondo tempo, per stordire l’avversario.
La Juventus, che a detta di tutti aveva bisogno di rinforzi in ogni reparto, ha dovuto invece movimentare questa sessione estiva di mercato, meritandosi addirittura il titolo di “regina”, con il suo direttore generale Cristiano Giuntoli che faceva arrivare a Torino un centrocampo nuovo di zecca e l’allenatore più conteso, Thiago Motta, per cercare di accorciare il gap che divide la Juve dall’Inter. Poi in campo. Le prime due giornate di campionato, Como in casa e Verona fuori, vinte entrambe per 3-0, incoraggiavano i tifosi che già coltivavano sogni di gloria. Appena però si è presentato all’Allianz un avversario diverso,ma non eccelso come qualità, la Roma, hanno dovuto riavvolgere il film che si erano fatti, magari sperando che i molti arrivati abbiano bisogno di amalgamarsi per dare un rendimento accettabile ,diverso da quello visto contro i giallorossi. Sono stati testimoni di una partita piuttosto bruttina, con i due portieri inoperosi per 95’, giro palla lento, niente aggressioni e riaggressioni per conquistare la palla, quasi un rispetto reciproco all’insegna della noia e dello sbadiglio.
Al Maradona il Napoli batte il Parma, 2-1, dopo essere stato in svantaggio,0-1, fin dal 19’ del primo tempo (rete su rigore di Bonny). Della squadra napoletana degna di elogio solo la voglia di ribaltare il risultato, ottenuto peraltro in superiorità numerica e dopo aver sofferto molto il gioco della squadra di Pecchia. È mancata però la prestazione, di buono il gol di Lukaku appena entrato e la testata di Anguissa che portava in vantaggio la squadra napoletana. Una vittoria che fa comunque morale.
Ancora male il Milan di Fonseca. Mancano i risultati, non c’è coesione in campo, male il centrocampo che non riesce ad evitare l’uno contro uno alla sua difesa, mancando di filtro e densità. In vantaggio il Milan già all’8’ com Pavlovic, in 4minuti (dal 62’ al 66’) dilapidava il vantaggio, prima raggiunto da Castellanos e poi superato da Dia: due gol quasi in fotocopia saltando completamente il centrocampo rossonero. Fonseca mandava allora in campo Leao e Hernandez e il portoghese riportava in parità la squadra, 2-2. Poi i due, evidentemente per rappresaglia, si autoescludevano dalla riunione tecnica durante il cooling break. Per cui al Milan attuale oltre all’equilibrio di squadra manca anche la serenità. Secondo noi dare i pieni poteri a Ibrahimovic non è fatto dovuto ma una necessità. Dell’Atalanta parla a sufficienza il 4-0 dall’Inter. I certificati medici di Koopmeiners e Lookman evidentemente hanno lasciato il segno. Per cui Gasperini,ormai abituato a vedersi cedere i migliori giocatori, anche quest’anno dovrà rivalutare i giocatori svalutati da altri. Con il nuovo mister Vanoli ottimo il Toro di Cairo che trova posto nel gruppetto di testa. Niente male come inizio.