L'Inter è solida, ma non faccia troppo la leziosa: ecco perché
Presentando il campionato avevamo pensato di aspettare i risultati delle seconda giornata per meglio capire quanto valessero le prestazioni della prima, ai fini di un giudizio, sicuramente non definitivo, ma certamente più indicativo. Del Milan non possiamo che dire “di male in peggio” rispetto al precedente Milan-Torino finito 2-2. I rossoneri hanno preso il gol nei due minuti iniziali, ma potevano prenderne almeno altri tre alla fine del 1° tempo. Un Milan veramente deludente, privo di idee, con un centrocampo fatto per lo più di mezze punte che, a palla persa, non fanno niente per ritornarne in possesso, né creano la densità necessaria per parare i contropiedi avversari oltre a non alimentare i tre attaccanti: Okafor, Leao e Pulisic che non rientrano. Irritante tra l’altro Leao che meriterebbe la panchina anziché scendere in campo. A fine gara Fonseca spiega che, «il Milan non difende da squadra». Sembrerebbe quasi che non abbia visto la partita, che non sappia che per difendere da squadra occorre avere prima di tutto la squadra corta, poi un centrocampo che sappia fare densità per poter impedire le ripartenze e l’uno contro uno con la difesa, la sua in particolare troppo alta e molto imbarazzante.
Si supera invece il Napoli al Maradona, batte il Bologna,3-0 e dimentica e fa dimenticare il 3-0 subito a Verona. Va detto che il Bologna di Italiano non è il Bologna di Thiago Motta. Le partenze di Calafiori, Zirkee, l’infortunio di Ferguson e il cambio del mister, l’hanno notevolmente indebolito, tanto che difficilmente potrà ripetere l’exploit del passato campionato. Mentre il Napoli con questa vittoria scaccia-crisi, impostata su veloce giro palla e ripartenze, sembra aver riacquistato l’autostima perduta: la guida di Conte servirà da antidoto per competere per la Champions. L’Inter, solida e concentrata, batte a San Siro il Lecce 2-0 senza strafare. Vince con il minimo sforzo e a tratti è troppo leziosa, ma questo è il vizio dei forti che sono sicuri di se stessi. Non avevano vinto a Marassi contro il Genoa (2-2) soltanto a causa di banali errori di Sommer e Bisseck. Non mostra miglioramenti la Roma rispetto allo 0-0 di Cagliari. Perde anzi in casa con l’Empoli, 2-1, dando la sensazione di essere in ritardo di preparazione. In realtà il suo giro palla troppo lento la rende prevedibile, il centrocampo che non fa densità la rende soggetta ai contropiedi, mentre la distanza enorme tra i reparti fa si che gli attaccanti siano serviti poco e male. Bello l’inizio del Toro che batte 2-1 l’Atalanta. La squadra granata quest’anno ha cambiato aspetto, è compatta e vuole vincere e fa la partita cercando di imporre la propria personalità. È stato sufficiente il cambio di panchina, da Juric a Vanoli, per cambiare la mentalità della squadra, complimenti al presidente Cairo. Va detto comunque che la squadra di Gasperini non è aiutata in questo momento dalle situazioni contingenti, costretto com’è il mister all’utilizzo dei giovani. Per questo la Dea ha funzionato ad intermittenza, ciò nonostante se Milinkovic-Savic non avesse parato il rigore di Pasalic, i nerazzurri avrebbero raggiunto il pari.
Inizia l’avventura di Thiago Motta alla Juventus come meglio non avrebbe potuto essere. Capolista a punteggio pieno, nessun gol subito, sei gol fatti. Brilla la squadra che ha cambiato il modo di stare in campo, fa la partita per imporre la propria personalità, vuol vincere e tutto le riesce con la semplicità delle giocate dei suoi giovani, mista alla cattiveria nel riappropriarsi della palla quando viene loro scippata. Nella prima partita in evidenza Mbangula, 2004, nella seconda Savona, 2003: due giovani della Next Gen, promossi da Motta. Una capolista solitaria che porta una ventata di freschezza nel nostro campionato.