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Stefano Pioli? Il Milan gli fa pagare difetti non suoi

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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È difficile quantificare quanto valga il sentimento popolare nell’ambiente calcistico. Va tenuto in conto, ad esempio, nel caso del Milan e della ricerca spasmodica di un nuovo allenatore al posto di Pioli. Perché a Stefano vengono addossate colpe non sue, come ad esempio i tanti infortuni muscolari. I medici sociali dov’erano quando i giocatori si infortunavano, dato che a loro è demandata la prevenzione di simili problemi? Il mister utilizzava i giocatori ritenuti idonei alla pratica sportiva.

Eppure il credo sociale, tramandato dai media, dà per scontata la colpa a Pioli. E vanno nel dimenticatoio due secondi posti, ma soprattutto lo scudetto vinto, così come dicono i soliti noti, più per demerito dell’Inter che per meriti propri. Addossano a Pioli la colpa di subire troppi gol (43), mentre ha il secondo miglior attacco (72). Ma è forse sua la responsabilità se la società ha ceduto Tonali che poteva essere, come Barella all’Inter, l’uomo capace di fermare gli avversari e far ripartire la squadra? Se Bennacer si è reso disponibile solo a fine campionato per un infortunio grave? Se sono state prese troppe mezze punte anziché centrocampisti? È forse colpa di Pioli se la società non ha fatto niente per trattenere Calhanoglu? Che ci sia più confusione in sede che in campo lo dimostra il caso Lopetegui.

La Juventus è un’altra grande molto chiacchierata: manca di trofei da troppi anni e la conduzione di Allegri è contestatissima. Ci risulta che a inizio anno la dirigenza abbia chiesto al mister la qualificazione in Champions, che c’è stata. Nonostante un girone di ritorno disastroso, con poche vittorie e tanti pareggi, al contrario di quello d’andata in cui i media davano la Juve diretta avversaria dell’Inter. Forse non erano giusti gli applausi dell’inizio come non lo sono le critiche di oggi, anche perché la squadra ha conquistato il diritto di disputare la Supercoppa e il Mondiale per Club. Con una squadra debole a centrocampo, incapace di alimentare bene l’attacco e di proteggere la difesa.

Contro la Salernitana laJuve è riuscita a stento a pareggiare 1-1. Il giro palla troppo lento faceva compattare gli avversari, dava addirittura la sensazione che i bianconeri giocassero a nascondino per evitare la palla tra i piedi. Mancanza totale di autostima o disaffezione alla maglia che indossano? Oppure, peggio ancora, poca stima del mister, considerato ormai un ex da tutti, squadra compresa? Siccome i giocatori sono maestri nella ricerca di alibi, niente di più facile che addossare le loro colpe all’allenatore, vedi le litigate durante le partite di Vlahovic, Chiesa, Yildiz e Cambiaso.

Noi abbiamo sempre pensato e scritto che diversi giocatori non siano da Juventus, per di più alcuni condizionati dal peso della maglia. Giuntoli dovrà infatti analizzare tante cose, a cominciare dal motivo per cui a Bologna si festeggia la qualificazione in Champions, mentre a Torino per lo stesso motivo si piange e si critica. Giuntoli avrà già fiutato l’aria che si respira da queste parti, per cui dovrà fare tante considerazioni prima di cambiare allenatore e acquistare nuovi giocatori. È importante capire se dovrà costruire una Juve competitiva o fatta di giovani da valorizzare per sanare il bilancio, considerando che le due cose prevedono percorsi totalmente diversi.

Intanto stasera, all’Olimpico di Roma, saranno di scena l’Atalanta e la Juventus per la finale di Coppa Italia. I bergamaschi sono in grande forma, mentre i bianconeri sono pieni di problemi. Riteniamo però che la squadra di Allegri darà il meglio di sé, visto che questa partita interessa a tanti giocatori per il loro futuro prossimo.

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