Calciopoli, ecco le intercettazioni che hanno ignorato: l'ultima bomba
Strano ma vero, il magistrato Pino Narducci che parla di Calciopoli dopo 17 anni: evidentemente la trasmissione Report ha colpito nel segno provocando la sua stizzita reazione, sfociata in soli tecnicismi che non chiariscono niente. E più ancora è rimasta indigesta al giornalista Maurizio Mannoni di Rai 3, che dai microfoni dell’Ente pubblico ha tuonato di non parlare più di Calciopoli, trascurando il particolare che la Rai, cui noi tutti paghiamo il canone, non permette esternazioni da tifoso di parte. Anche perché Sigfrido Ranucci, nel suo programma Report, con prove visive, dialettiche e documentali inconfutabili, ha smentito il pm sull’acquisizione delle schede svizzere, facendo in proposito ascoltare la confessione del maresciallo che andò a prelevarle senza rogatoria, addirittura passando la frontiera, con la macchina del proprietario del negozio svizzero.
Lo stesso maresciallo che, chiedendo l’anonimato, qualche tempo prima aveva rilasciato un’intervista al giornalista Alfredo Pedullà del Corriere dello Sport, sempre su Calciopoli, per dire che non c’erano gli estremi per fare quel processo. Report ha contestato poi a Narducci di aver ignorato completamente le intercettazioni delle altre squadre e ha raccontato una verità documentata e diversa da quella subdola e bugiarda sbandierata fino ad oggi. Il pm aveva impostato il processo dicendo «Piaccia o non piaccia non ci sono telefonate dell’Inter e di altre società», e invece ne sono state trovate in quantità industriale. E la differenza si è notata tra la sentenza del processo di Napoli e la sentenza 2166 del 2018 della Corte d’Appello di Milano che, pur trattando gli stessi argomenti di Napoli, ha condannato Gianfelice Facchetti (il querelante figlio del presidente interista), sul di lui padre (Giacinto Facchetti) ha affermato che «faceva lobbing con gli arbitri» e ha assolto il sottoscritto.
Va detto, ad onor del vero, che quel giudice aveva però ascoltato tutte le intercettazioni che a Napoli non vollero né sentire né vedere, in netto contrasto con la tesi sostenuta da Narducci, e aveva finito per sentenziare anche che «non era da addossare la colpa al cosiddetto sistema Moggi perché si trattava di una corruttela generale del calcio di quel tempo». Probabilmente per questo motivo Narducci, non avendo di Moggi intercettazioni di carattere penale, aveva costruito il teorema sul «reato a consumazione anticipata» con illazioni personali, non suffragate da prove, che aveva partorito la sentenza in cui si leggeva anche che «il dibattimento non ha prodotto prove di alterazione del campionato 2004/05». Come d’altra parte la sentenza del processo sportivo letta dal prof. Serio: «Campionato 2004/05 regolare, nessuna partita alterata». Alla fine arbitri assolti, associazione composta da sole due persone (Moggi e Giraudo), con Narducci che ha ricusato per ben due volte il presidente del tribunale, dottoressa Casoria, perdendo due anni di tempo e causando così la prescrizione di tutto.
Per mancanza di spazio possiamo elencare soltanto alcune delle tantissime “disattenzioni” di Narducci. Eccole:
- Il dirigente addetto agli arbitri del Milan, Meani, che dice all’arbitro Rodomonti, dopo un Milan-Chievo vinta dai rossoneri 1-0 su calcio di rigore, che gli aveva fatto dare il voto 7 dal giornalista Cecere, e che il suo presidente gli avrebbe fatto fare i capelli gratis in Svizzera.
- 29 aprile 2005, in occasione di Fiorentina-Milan, Meani telefonava all’arbitro della partita, De Santis , dicendo di non ammonire Nesta che, diffidato, avrebbe saltato successivamente Milan-Juventus. Minacciandolo che se lo avesse ammonito sarebbero andati in mille a prenderlo.
- Meani telefonava all’arbitro Paparesta per dirgli che Galliani aveva dato la sua pratica in buone mani, al sottosegretario Gianni Letta.
- Il presidente dell’Inter (Facchetti) andò nello spogliatoio dell’arbitro Bertini a dirgli di far vincere la sua squadra (Inter) nella semifinale di Coppa Italia Cagliari-Inter.
- Moratti, DD13473 del 25/12/04, chiedeva al designatore Bergamo di vedersi, loro due da soli, nella sua casa di Forte dei Marmi.
- Galliani che a seguito della morte di Papa Wojtyla rinviava la giornata di campionato di 20 giorni e diceva telefonicamente a Meani e Costacurta: «ho spostato le partite di 20 giorni, così potremo recuperare Kakà infortunato per la partita di Siena». - Meani chiedeva a Galliani se poteva spingere per inserire alcuni suoi amici di spessore nel settore arbitrale delle serie minori per avere il controllo anche in quelle serie... oltre naturalmente alla serie A. Galliani rispondeva: «Spinga, spinga». Mi fermo qui dottor Narducci, penso sia sufficiente per farle capire che avrebbe fatto meglio a non scrivere a Report anche perché le sue “disattenzioni” sono state veramente troppe.