Gian Piero Ventrone, addio: vi racconto chi era l'uomo di Conte
Se ne è andato a soli 62 anni all’improvviso, Gian Piero Ventrone. Un grande uomo oltreché un grande preparatore atletico. Ma qui, prima di ricordare chi è stato stato Gian Piero per il calcio mondiale, voglio omaggiarlo: perché con la sua morte io perdo soprattutto un caro e fraterno amico. E voglio ricordarlo per questo. Voglio rendergli omaggio perché anche nei momenti difficili è stato sempre capace di rialzarsi, di ricominciare e di riuscire sempre a tornare al top. Ha lavorato con me una vita alla Juventus. Ho cercato di aiutarlo perché, grazie anche a Marcello Lippi, avevo capito che fior di professionista fosse.
Sono stato orgoglioso anche di avergli dato una mano quando è rimasto fermo per alcuni anni. Sapevo che avrebbe fatto il massimo e per me è sempre stata una grande soddisfazione sapere che avevo avuto ragione. Sono devastato dal dolore perché conosco la sua famiglia: la moglie e i figli e vorrei ricordarlo soprattutto per l'aspetto privato di uomo normale, visto che i suoi successi sportivi saranno in tanti a ricordarli e comunque resteranno scritti nella storia. Lo conobbi quando portai Marcello Lippi alla Juventus nel 1994, dopo aver allenato il Napoli. È rimasto in bianconero fino a quando sono andato via, assieme proprio al tecnico campione del mondo. Era famoso per i suoi metodi da marine, che aveva introdotto anche al Tottenham con Antonio Conte, la sua ultima squadra. È stato vice allenatore dell'Ajaccio con Ravanelli in panchina, poi al Catania e in Cina al Jiangsu Suning e al Guangzhou Evergrande con Fabio Capello.
Napoletano doc, ha fatto la storia nel campo della preparazione fisica delle squadre di calcio. Metodi rivoluzionari dal punto di vista del fitness che portarono alla costruzione di una delle Juventus più forti di sempre. Dalla conquista della Champions League nel 1996 ai cinque scudetti con Lippi alla guida. Lui che militare lo era stato per davvero, lo era anche sui campi da calcio. Ricordo il rito della campana "della vergogna" (chi non riusciva a completare gli esercizi doveva alzarsi e farla suonare) e per la musica di sottofondo, dal rock a quella classica, a seconda delle occasioni. Allenava i giocatori facendo risuonare La cavalcata delle valchirie di Wagner dagli altoparlanti: loro correvano, e il primo a fermarsi doveva suonare appunto "la campana della vergogna".
Dopo Lippi ha legato tantissimo con un altro ex juventino: Antonio Conte, che grazie a Ventrone diceva di sentirsi dieci anni in meno. L'ha sempre tenuto nel suo staff, dal Siena fino agli Spurs. Fu tra i protagonisti anche dell'Italia mondiale del 2006, sempre con Marcello Lippi. Ricordo alcune sue frasi celebri: «vincere appartiene ai forti» o «lavorare oggi per correre domani». I funerali saranno celebrati domenica alle 15 nella chiesa di San Luigi Gonzaga, in via Petrarca a Napoli. La città dove era nato e dove aveva avuto il primo incarico importante.