Napoli commossa per l'addio di Insigne: vi racconto lo scugnizzo campione
Se parliamo di bel gioco, il campionato che sta per concludersi non è stato certamente esaltante. Se però mettiamo assieme tutti i colpi di scena che ci ha riservato lo possiamo definire altamente emozionante. Ancor oggi- e manca solo l'ultima giornata - non sappiamo infatti chi vincerà lo scudetto, chi si salverà tra Cagliari e Salernitana e chi, tra Lazio, Roma, Fiorentina e Atalanta, conquisterà la qualificazione in E-League e Conference. Ma non solo.
Durante Napoli-Genoa ha salutato l'Italia Insigne, il numero 10 della Nazionale e della squadra di Spalletti, che va a giocare in Canada e, inoltre, potrebbe essere l'ultimo campionato di Chiellini per superati limiti di età: due baluardi dell'Italia campione d'Europa e dei loro club.
Ad applaudire Lorenzo sono corsi al Maradona in 50mila, in una partita (Napoli-Genoa) di fine stagione, tra l'altro con i padroni di casa che non avevano più niente da chiedere al campionato avendo conquistato in anticipo la qualificazione Champions. Ha vinto il Napoli 3-0 e il Grifone è retrocesso con il Venezia, quest' ultimo matematicamente in serie B per il pari tra Empoli e Salernitana (1-1). A pochi minuti dalla fine Spalletti ha sostituito Insigne per fargli sentire il calore della sua gente in una standing ovation interminabile al canto di Oi vita mia.
E mentre il Napoli salvava il terzo posto dalle insidie della Juventus, la gente era in lacrime per la partenza del suo scugnizzo che ha deliziato per tanto tempo il popolo napoletano. La corsa scudetto, invece, ha rinviato il verdetto all'ultima giornata. Il Milan, a San Siro, ha battuto l'Atalanta 2-0 e i rossoneri hanno comandato in tutti i settori del campo malgrado la Dea abbia risposto al pressing asfissiante dei milanisti.
Il primo tempo è finito 0-0, forse per il timore delle due squadre a scoprirsi, ma nella ripresa ci ha pensato il solito Leao a sbloccare la situazione: al 56' si è impossessato della palla e, con uno scatto, ha puntato Musso facendogli passare il pallone in mezzo alle gambe per il vantaggio rossonero. Poi è stato Hernandez, al 75', a chiudere i giochi con una delle sue progressioni di 70 metri, palla al piede, per il 2-0 che ha sancito il risultato finale.
Si è visto indubbiamente un Milan forte, ma soprattutto coraggioso, sicuro di se stesso e in grande autostima, che nel primo tempo ha dato addirittura l'impressione di scaldare i motori per poter poi spiccare il volo verso la vittoria.
Il suo reparto difensivo non ha concesso niente all'avversario ed è stato anche bravo ad innescare Leao. L'Inter, però, non ha mollato e a Cagliari, contro una squadra che aveva necessità di non perdere per evitare la retrocessione, ha vinto 3-1 con il gol di Darmian e una doppietta di Lautaro, sempre più goleador.
Si è vista un'Inter veramente in palla e sicura di sè, che prima ha domato le velleità degli isolani e poi li ha messi al tappeto. Che sia stata superiore in tutto lo dimostra l'andamento della gara dove la squadra di Inzaghi, dopo essersi vista annullare un gol, ha fatto più possesso palla, tirato di più in porta, segnato tre volte e colpito tre pali. Non ci rimane che aspettare domenica per il verdetto finale: il Milan ha dalla sua forza fisica, agonismo e fiducia, oltre ad avere due punti di vantaggio e campioni come Leao ed Hernandez; l'Inter ha complessivamente più qualità, specialmente davanti e in mezzo, ma si concede troppo allo spettacolo e questo spesso le ha impedito di vincere le partite sporche. Per la retrocessione sarà decisiva Salernitana-Udinese e Venezia-Cagliari per capire chi, tra Cagliari e Salernitana, farà compagnia in B a Venezia e Genoa.