Cristiano Ronaldo, la verità di Moggi: Non sparate su Allegri, dove iniziano i problemi della Juventus
Vince l'Inter con fatica a Verona contro l'Hellas, lo fa grazie alla doppietta di Correa che diviene il nuovo messia. Nonostante l'errore iniziale di Handanovic (passa la palla a Brozovic ma la prende Ilic, che insacca il vantaggio scaligero) cambia tutto ad inizio ripresa, quando Lautaro pareggia e dà il via ad un'altra partita che l'Inter, alla maniera delle grandi squadre, ribalta mettendo l'Hellas alle corde. Perde invece 1-0 la Juve all'Allianz contro l'Empoli, la partita che segna la fine dell'epoca Ronaldo. I bianconeri sono apparsi come un gregge senza il proprio pastore, disorientati e confusi, anche per via della grande responsabilità piovuta sulle loro spalle: sono apparsi, nella stragrande maggioranza, giocatori impreparati e carenti di carisma. È vero, come dice Allegri a fine gara, che la Juventus ha cominciato bene, ma è anche vero che dopo aver subito il gol ha perso sicurezza, andando addirittura in frenesia, facendo intuire di essere una squadra composta da giovani interessanti che deve però riorganizzarsi dopo la perdita del capobranco. E senza coltivare illusioni di grandi traguardi. Aggiunge Allegri a mo' di incoraggiamento: «Ora che Ronaldo se n'è andato niente alibi: i campioni passano, la Juve resta». Vuole magari far capire che bisogna tirarsi su le maniche e combattere per recuperare una classifica non da Juve. Si può dire che la gara ha segnato la fine di un progetto, sbagliato dall'inizio, quando fu privilegiato l'arrivo di Ronaldo anziché fortificare il centrocampo (che ne aveva urgente bisogno) per proteggere la difesa e alimentare meglio l'attacco.
Ci tornano alla memoria anche le parole di Sarri, allora allenatore bianconero, quando disse che la Juve era «difficile da allenare». Forse aveva capito come la squadra rispondesse più a CR7 che alle sue sollecitazioni, badando più alle giocate del portoghese che portavano vittorie e premi a scapito del gioco d'assieme. A sostituire Ronaldo arriverà Moise Kean, prestito biennale dall'Everton che lo aveva acquistato dalla stessa Juve nel 2018/19 più per la bravura del suo procuratore che per meriti suoi. E dovrà prendere il posto di un campione che mediamente segnava un gol a partita. Auguri ad Allegri, a cui tocca l'incombenza di amalgamare un gruppo di giovani, indubbiamente interessanti, ma bisognosi di teste pensanti e carismatiche che al momento non esistono. E non pare giusta la strada di cercare ulteriori giovani come Kean o Mohamed Ihattaren del Psv (19 anni, anche lui della scuderia Raiola: potrebbe esser girato in prestito alla Samp). A Marassi il Napoli batte il Genoa 2-1 in una partita molto combattuta, nonostante il divario di qualità, risolta a sei minuti dalla fine da una zuccata di Petagna. Se Spalletti è a punteggio pieno, il Genoa con questa buona prestazione dimostra che il 4-0 subito a S.Siro dall'Inter può considerarsi un infortunio di percorso, quanto meno abnorme nelle proporzioni. Stravince la Roma a Salerno, 4-0 dopo un primo tempo soporifero e terminato a reti inviolate, in cui la squadra di Mou ha cercato di stancare gli avversari. Piano riuscito, a giudicare dalla ripresa. Vince con merito il Milan a San Siro, 4-1 al Cagliari divertendo il pubblico e facendo capire che può coltivare le ambizioni dichiarate da allenatore e dirigenti. Sblocca una magistrale punizione di Tonali, segue Leao, poi doppietta di Giroud. Spettacolo all'Olimpico, Lazio a raffica contro lo Spezia: 6-1, tre gol di Immobile, Luis Alberto in grande spolvero e Sarria riprendere i suoi appena vede calare la velocità d'esecuzione. Fa 0-0 l'Atalanta in casa con il Bologna, ripetendo l'opaca prestazione di Torino dove, al contrario, era riuscita a prevalere. Bene anche la Fiorentina vincente con merito sul Toro: 2-1 firmato Vlahovic-Gonzalez, con mister Italiano che pregusta un campionato interessante.