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Euro 2020, l'entusiasmo della Nazionale di Mancini ricorda quello dei mondiali 2006

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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Sarebbe sicuramente azzardato fare un pronostico dopo appena il primo giro e poco più di risultati, ci sembra però del tutto naturale esprimere le nostre sensazioni dopo quel che abbiamo visto a questo Europeo. E potremmo magari già asserire che Francia, Italia, Portogallo, Belgio hanno qualcosa in più di Germania, Inghilterra, Spagna e Olanda; e anche azzardare dicendo che, nel gruppo F, si nasconde quanto meno una finalista e facendo il nome della Francia difficilmente sbagliamo. Abbiamo osservato attentamente i campioni del mondo in una partita vera, contro un avversario, la Germania, da non sottovalutare. E la squadra di Deschamps ci è sembrata nell'occasione una corazzata dai piedi buoni, con Pogba e Kanté in cattedra a centrocampo e davanti due conoscenze del mondo del calcio come Benzema (che in fase di attacco occupa l'area avversaria come meglio non si può) e Mbappè, che nelle ripartenze è impressionante per la sua velocità ma soprattutto per come riesce a tenere la palla attaccata al piede, esibendosi in evoluzioni che creano disastri nelle difese avversarie (vedi nell'occasione dell'autogol di Hummels). Rispetto ai tedeschi la Francia è più forte a centrocampo, dove Pogba, oltre a saper frenare le incursioni avversarie, in fase di rifinitura riesce ad azionare i suoi attaccanti con passaggi illuminati da classe cristallina, ben coadiuvato dal movimento perpetuo di Kanté e anche di Rabiot. Davanti poi non ci sembra ci sia storia perché i francesi sono pungenti e i tedeschi ci sembrano alquanto spuntati. Da tenere presente che la partita è finita 1-0 per effetto di una autorete, poteva però terminare con uno scarto maggiore se non fossero stati annullati ai francesi due gol per fuorigioco millimetrici, frutto di azioni a dir poco spettacolari. E per finire possiamo anche dire che ci è sembrato un gruppo umile che unisce alla qualità tecnica il sacrificio di tutti quando si tratta di difendere.


E DESCHAMPS... - È strano che in Francia non piaccia il gioco della squadra che Didier mette in campo. Sta succedendo più o meno quello che è successo in Italia alla Juventus dove oltre alle vittorie si è cercato il bel gioco, con il risultato di avere meno vittorie e poco bel gioco. Succede sempre a chi vince troppo, a chi vuole sempre di più. L'Italia intanto si è qualificata agli ottavi con il secondo 3-0 consecutivo, questa volta inflitto alla Svizzera, e ha ripetuto la bella prestazione che in precedenza l'aveva portata a prevalere contro la Turchia. Siccome vincere aiuta a vincere perché fa crescere l'autostima di tutti, contro la Svizzera abbiamo visto la nostra nazionale in crescendo di forma, con Locatelli migliore in campo e anche autore di una doppietta, mentre con la Turchia la nostra attenzione si era posata su Berardi che, oltre a creare i presupposti per l'autogol di Demiral, era entrato in tutte le occasioni dei gol. Entrambi vestono entrambi la maglia del Sassuolo il che sta a dimostrare che il nostro ct, molto intelligentemente, non è andato a pescare solo i giocatori delle grandi, come era consuetudine, ma dovendo inventarsi una squadra soprattutto di giovani, è andato alla ricerca più delle caratteristiche da assemblare e meno dei nomi. Ed è cosi che sono venuti alla ribalta Locatelli (a rafforzare il centrocampo con qualità tecniche ed atletiche di primo ordine) e Berardi, in coppia con Immobile capace di aggredire le difese avversarie mentre Ciro, oltre a saper servire i compagni quasi da centrocampista, sta segnando con regolarità e i suoi gol non sono mai banali: uno alla Turchia con replica contro gli svizzeri. La nostra è una squadra di giovani che va in campo con l'entusiasmo dei giovani e spesso l'entusiasmo fa miracoli. Non vogliamo costruire castelli in aria, speriamo soltanto di fare bella figura perché sta nascendo un gruppo che, con l'esperienza, potrebbe riportare il calcio a quello che fu, nel 2006, quando diventammo Campioni del mondo in quel di Berlino.

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