Ecco qual è il segreto dell'Atalanta: la "dote" che rende la Dea una super-squadra
Il ciclone Coronavirus che si sta abbattendo sul nostro calcio rischia di far chiudere in anticipo il campionato, attacca le paratie e rompe gli argini che il Governo, d'accordo con lo sport, sembrava aver accuratamente studiato, magari senza tener conto che siamo in Italia, un Paese attualmente in preda a tanta confusione. E, a dare prova di quanto stiamo asserendo, è stato proprio il Ministro dello Sport al primo intermezzo negativo verificatosi in questa terza giornata di campionato che passerà alla storia per la mancata disputa di Juve-Napoli. Che il giudice sportivo ovviamente sanzionerà assegnando la vittoria a tavolino (3-0) ai bianconeri, perché regolarmente allo stadio per la gara, seguendo le indicazioni del comunicato della Lega, in ossequio al Protocollo confezionato da Figc, Lega, Ministro dello Sport, Ministero della Salute, con l'approvazione del CTS. Protocollo, nell'occasione disarcionato proprio dal Ministro dello Sport, quando ammette come Asl e Regione siano sovrane nel preservare la salute pubblica, mentre nel disposto non erano menzionate. Fermo restando che la salute pubblica è da preservare, è evidente come si salti di palo in frasca a seconda della convenienza, disapprovando quanto prima era stato approvato. Come conseguenza il solito teatrino all'italiana, con la Juve dalla parte della ragione e il Napoli proteso a dimostrare di non aver torto, un giudice del tribunale amministrativo che probabilmente ordinerà il recupero di quella gara, annullando quindi il 3-0 a tavolino.
Un film già visto che coprirà di ridicolo la nostra organizzazione in tutto il mondo. E a qualcuno magari risuoneranno le parole che disse Giraudo nel 2006: «Noi ce ne andiamo, vedrete però quelli che verranno dopo!!!». E meno male che si sta profilando all'orizzonte l'anticiclone calcistico dell'Atalanta, proprio in quella città, Bergamo, devastata dal Covid, quasi fosse una rivalsa del calcio sul virus. La squadra di Gasperini sta dando spettacolo ovunque: il Cagliari è l'ultima sua vittima (5-2), preceduta dalla Lazio, largamente battuta all'Olimpico (1-4), dove l'Inter a stento è riuscita a pareggiare. Sembra che negli uomini di Gasperini sia subentrata la psicosi di dover infliggere almeno 4 gol agli avversari e talvolta anche 5, tanto da collezionare in tre partite il record di ben 13 gol all'attivo, con sette marcatori diversi.
Nella Dea c'è un sincronismo per cui tutti sono in grado di fare tutto: i difensori che diventano centrocampisti e all'occorrenza anche attaccanti e viceversa. Basta pensare che l'assist per Muriel l'ha fatto Palomino, in arte difensore, mentre sul gol dell'esordiente Lammers c'è lo zampino di Zapata. L'Inter intanto pareggia all'Olimpico con la Lazio. Un pari che somiglia più ad una mancata vittoria perché la squadra di Conte controlla la gara sia prima del gol di Lautaro (30') che dopo, quando però dà l'impressione di voler amministrare il vantaggio conseguito anziché cercare di chiudere la partita. E quando Acerbi mette il pallone sulla testa di Milinkovic per il gol del pari, cambia la partita e neppure la farsesca espulsione di Immobile (al pari di quella di Sensi), ridà vigore alle giocate dei nerazzurri. È la Lazio, infatti, ad alzare i toni della contesa, contro un'Inter che sembra adagiarsi sul pari. Vince il Milan a S.Siro contro la matricola Spezia (3-0), con un secondo tempo da grande squadra: in evidenza Leao, autore di una doppietta, Theo Hernandez e Calhanoglu. Rossoneri primi, a punteggio pieno, in coabitazione con l'Atalanta. Vittoria stentata della Roma a Udine (1-0), ma sufficiente per cercare di recuperare quanto prima i tre punti persi a tavolino con il Verona.