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Luciano Moggi: la Serie A riparte ma Lega e Figc hanno la grana contratti da risolvere presto

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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Finalmente la serie A riparte con Torino-Parma il 20 giugno. Fino a quella data ci sarà tempo per fare le pulci alle varie decisioni prese dal Governo e avallate da Figc, Lega, e club. E meno male che in soccorso arriva il mercato dei calciatori, per cui i vari opinionisti, vestendosi da direttori sportivi, stanno già facendo ipotesi sui vari desideri e bisogni delle società mandando in onda teorie che, nella stragrande maggioranza, non si concretizzeranno. Serviranno però a far sognare i tifosi e quindi, se vogliamo, con uno sfondo più sociale che sportivo, in molti casi riusciranno a distogliere gran parte dell'opinione pubblica dai problemi economici creati dal Coronavirus. E scusate se è poco. Il calcio è un intrattenimento che dà visibilità e purtroppo c'è anche chi ne approfitta come fece il magistrato Luca Palamara, quando mise sotto processo la Gea. Per sua stessa ammissione quel processo lo proiettò nell'Olimpo della magistratura fino a diventare presidente dell'Anm: non importa se le accuse da lui formulate caddero durante la discussione in aula, in un processo finito nel nulla. Ma veniamo a noi. Dobbiamo molto alla testardaggine del presidente federale, Gabriele Gravina, se quest' anno si riuscirà a finire il campionato: è stata la pressione esercitata sul Governo a convincere il ministro Spadafora a dare il via libera. Ovviamente con tanti problemi ancora da risolvere, primi tra tutti i contratti dei giocatori: quelli a fine accordo, quelli già ceduti ad altre società di serie A e quelli in prestito secco. Una grossa lacuna, non presa in esame prima perché la priorità era rimettere in piedi il campionato, ma che adesso si prospetta come uno dei principali problemi, perché giocoforza deve far sedere allo stesso tavolo diversi soggetti: le società, l'associazione calciatori per conto dei propri assistiti, la Figc e la Lega per sbrogliare la matassa che potrebbe indebolire la rosa di molte squadre. Per i giocatori a parametro zero, visto che la scadenza normale del contratto è al 30 giugno di ogni anno, considerando che in questo caso il campionato avrà termine entro il 2 agosto, dovrebbero essere varate norme aggiuntive per far sì che i medesimi possano finirlo nella società di appartenenza, sempre che l'AIC sia di questo parere: basterebbe infatti il suo diniego per far saltare il banco. Più o meno la stessa cosa per i giocatori in prestito secco. Più difficile invece da dirimere la situazione dei giocatori ceduti, per fare un esempio Kulusevski, acquistato dalla Juve e lasciato in prestito al Parma per la stagione in corso. Il giocatore vuole finire col Parma, mentre la Juve non vorrà rischiare infortuni che potrebbero influire sul suo futuro, visto che per acquistarlo ha dovuto sborsare circa 40 milioni. La nostra opinione è che in casi come questo sarà richiesto l'intervento delle assicurazioni per garantire la società acquirente. Ci auguriamo comunque che il buon senso prevalga per fare in modo che le società abbiano l'opportunità di giocare con la stessa formazione dell'inizio, a tutela della regolarità di un campionato purtroppo già anomalo. Non da meno il problema della quarantena per tutto il gruppo squadra in caso anche di una singola positività. C'è da augurarsi che non accada perché in tanti non vogliono il piano B, playoff e playout, e men che meno il piano C, l'algoritmo. Spadafora ha comunque reso noto che in caso di recesso del virus potrà essere fatta una nuova ordinanza migliorativa. Intanto le società chiedono di parificare gli stadi ai teatri, ai cinema, alle chiese, dove si può affluire mantenendo le distanze, visto tra l'altro che gli stadi sono luoghi all'aria aperta. Intanto ripartiamo e facciamo magari gli scongiuri.

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