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Dossieraggio: l'inchiesta che indigna la politica e sconforta i cittadini 

Iris Devigili Cattoni
Iris Devigili Cattoni

Ha una laurea in scienze storiche cui sono seguiti due master in Marketing, comunicazione e social media e in Marketing strategico. Da oltre dieci anni è consulente di marketing e comunicazione digitale ed è stata docente per i master post laurea alla Business School de Il Sole 24 Ore. Autrice del libro “Buyer Personas. Comprendi le scelte d'acquisto dei clienti con interviste e Modello Eureka!”, ha scritto diversi contributi per pubblicazioni di colleghi e amici. Si dedica alla scrittura e conduzione di trasmissioni televisive, modera dibattiti, presenta libri e coltiva la sua passione per l'uso della voce. Patita di sport, si divide tra running e padel.

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Dalla segnalazione in procura dell’attuale ministro alla difesa Crosetto, per verificare chi avesse avuto accesso a informazioni riservate sul suo reddito prima di diventare ministro, è passato più di un anno. Un anno di silenzio sfociato in un frastuono che oggi sta assordando le istituzioni e i cittadini. Ne esce che il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano ha consultato e scaricato una mole impressionante di dati su politici, principalmente di centro destra, di imprenditori, personaggi dello spettacolo e dello sport.

A quale scopo? Su richiesta di chi? Le risposte ancora non si hanno, quello che è certo è che, guarda caso, le consultazioni dei dati sono avvenute con un certo tempismo, in momenti particolari per i soggetti coinvolti. Ora, tutti i politici concordi hanno condannato l’accaduto, urlando all’attacco alla democrazia e alla necessità di individuare i supposti mandanti, giacché avrebbe poco senso che una sola persona avesse interesse a consultare una tale quantità di informazioni.

Certamente protagonisti sono stati i giornalisti, in particolare tre nomi legati al Domani, giornale di De Benedetti. Sarà un caso se il quotidiano in prima linea in questa faccenda ha un editore di sinistra e i nomi dei politici “controllati” sono in massima parte appartenenti allo schieramento di centro destra? Sarebbe interessante sapere se è stato Striano di sua sponte a rivelare informazioni riservate o se siano stati tali giornalisti a chiederle, facendo si che il finanziere consultasse le banche dati per fornirle. Il che sarebbe oltremodo grave. Ma non ci sono solo i politici che hanno manifestato la propria indignazione, ci sono anche i cittadini sconfortati da una situazione di questo tipo.

Se si è urlato al lupo quando il generale Roberto Vannacci ha pubblicato il tanto controverso libro “Il mondo al contrario” in quanto con le sue affermazioni avrebbe messo in dubbio la neutralità di alcuni pubblici ufficiali, minando la fiducia verso di essi da parte dei cittadini, mi chiedo cosa si dovrebbe fare in questo caso, visto che non sono le idee di un singolo - seppur pubblico ufficiale - ad essere al centro del contendere, ma azioni che minacciano fortemente la credibilità e la fiducia in chi dovrebbe custodire i dati sensibili di noi cittadini, anziché consultarli e utilizzarli a proprio piacimento permettendosi di darli sottobanco a chicchessia.

Di per sé, il problema non è la consultazione dei dati perché, se questi sono utili a rivelare degli illeciti, è bene che se ne venga a conoscenza; il fatto è che questo dovrebbe avvenire nell’ambito di una segnalazione sospetta da verificare, non per andare alla ricerca di un ipotetico reato da verificare, sulla scia del pensiero dell’ex magistrato Piercamillo Davigo per cui “non ci sono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”.

Una delle grosse criticità, d’altro canto, è il fatto che vengano pubblicate sui giornali notizie che minano la reputazione dei soggetti presi di mira. Quante volte si sono letti articoli in cui il nemico, spesso politico, veniva messo alla gogna per fatti che sono risultati poi inesistenti? Nel frattempo, però, la persona ha subito l’onta di essere additata come poco trasparente, se non addirittura rea di crimini che in realtà non esistevano e quel che è peggio è che, anche dopo il non rinvio a giudizio o l’assoluzione - in genere comunicati tramite un trafiletto di poco conto, rispetto ai titoloni che occupano le pagine dei giornali quando si vuole accusare qualcuno - il dubbio instillato in chi ha letto tali articoli rimane. Tutti questi discorsi che i cittadini comprendono, ma subiscono, li gettano nello sconforto di non potersi fidare delle istituzioni e di percepire nell’aria la costante sensazione di complotto.

Complotto che in questi giorni viene fortemente avvertito dalla maggioranza di governo, ma demonizzato dal centro sinistra che addita gli avversari di voler cavalcare l’onda di questi fatti per urlare ad intrighi e maneggi inesistenti.

Peccato che esistono dei precedenti piuttosto pesanti messi nero su bianco dall’ormai ex magistrato Luca Palamara nel suo libro “Il sistema”. Quando si denunciava l’evidente macchina del fango e complottistica ai danni di Silvio Berlusconi, la sinistra negava l’evidenza a difesa della magistratura schierata dalla sua parte; ora si sta manifestando una situazione analoga, ma è oggettivamente più difficile immaginare che siano solo illazioni. Il vaso di Pandora scoperchiato da Palamara non permette più agli oppositori del centro destra di far passare certi fatti per elucubrazioni dei propri nemici politici.

Ora vedremo se si riuscirà a far luce su questa vicenda o se, come suppongono i giornalisti del calibro di Sallusti e Mieli, finirà tutto in una bolla di sapone perché le parti coinvolte sono tante e questa patata è davvero troppo bollente.
 

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