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Life Ursus: come ristabilire l'equilibrio tra uomo e orso in Trentino?

Iris Devigili Cattoni
Iris Devigili Cattoni

Ha una laurea in scienze storiche cui sono seguiti due master in Marketing, comunicazione e social media e in Marketing strategico. Da oltre dieci anni è consulente di marketing e comunicazione digitale ed è stata docente per i master post laurea alla Business School de Il Sole 24 Ore. Autrice del libro “Buyer Personas. Comprendi le scelte d'acquisto dei clienti con interviste e Modello Eureka!”, ha scritto diversi contributi per pubblicazioni di colleghi e amici. Si dedica alla scrittura e conduzione di trasmissioni televisive, modera dibattiti, presenta libri e coltiva la sua passione per l'uso della voce. Patita di sport, si divide tra running e padel.

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Do il via a questo mio blog con un argomento che da settimane sta infervorando gli animi di tutta Italia e che, per ragioni geografiche, mi tocca da vicino.
Già, perché io sono trentina ed in questi giorni della mia provincia si continua a parlare a causa dell’orsa Gaia-JJ4 che ha assalito e ucciso Andrea Papi, un ragazzo di ventisei anni che era andato a correre vicino a casa sua. Specifico “vicino a casa sua”, perché Andrea non si era addentrato nel bosco invadendo il territorio dell’orso, ma correva su di un sentiero forestale nei pressi di casa, a Caldes, in Val di Sole.

Bisogna comprendere che molti dei nostri paesi sono circondati dai boschi e sono lì da sempre; non serve addentrarsi nel bosco, perché già ci si trova quando si esce dalla porta di casa. Una persona che vive in città e porta i figli al parco deve immaginare che in Trentino quel parco è praticamente nel bosco, quindi cosa si dovrebbe fare? Barricarsi dento casa o traslocare? Lasciamo le nostre abitazioni per evitare di incontrare l’orso o forse si dovrebbe fare qualcosa per evitare che l’orso venga a casa nostra?

I trentini nascono nella natura, la vivono e la amano, così come amano gli animali che popolano le loro montagne, dalle specie più piccole a quelle più imponenti; non può essere che così, perché quando nasci e cresci a contatto con la natura, hai esperienze e ricordi della montagna e delle creature che la popolano, non puoi non provare un profondo attaccamento ad essa.  Purtroppo oggi, soprattutto la popolazione trentina che vive vicino al monte Peller – tra la Val di Non e la Val di Sole - si trova in una situazione di estrema difficoltà perché si sente schiacciata tra un mondo animale che ama profondamente, ma che da tempo è diventato pericoloso per sé e per i propri figli. 

Il numero di orsi in quell’area è diventato assolutamente troppo elevato e il rischio che essi entrino in contatto con l’uomo è cresciuto di molto. Va da sé che i paesi non possono essere recintati e l’unica possibilità di delimitazione è quella già creata, ossia l’area del Casteller, inserita nel Centro faunistico di proprietà dell'Amministrazione provinciale e che è stata costruita per l'accoglienza di due o tre esemplari di orso.

Fatta tale premessa, devo constatare con molta amarezza che oltre al rumore fatto dalle manifestazioni e mobilitazioni a favore degli plantigradi del Trentino, poche parole sono state spese per Andrea e per la sua famiglia. Forse non si sa cosa accade ad un uomo aggredito da un orso, ma lo ha spiegato molto bene a Quarta Repubblica - trasmissione condotta da Nicola Porro - Franco Zunino, profondo conoscitore dell’orso marsicano. Il malcapitato non riceve una zampata, cade a terra, batte la testa e passa a miglior vita, ma viene letteralmente torturato per mezz’ora, un’ora; l’orso ci gioca così come fa il gatto con il topo, una vera e propria agonia, una morte terribile.

Ci si rende conto di cosa può aver subito quel povero ragazzo? Ci si rende conto che la difesa degli animali non può prescindere dal profondo cordoglio e rispetto per una vita spezzata e per un giovane che deve aver patito una delle morti più atroci? Possibile che questo non tocchi le coscienze della gente?

La confidenza dell’orso presente sul nostro territorio è arrivata a livelli eccessivi, basti pensare che nel 2020 un giovane esemplare maschio arrivò ad arrampicarsi sul balcone di una coppia che se lo ritrovò in casa. Ho sentito diverse persone raccontarmi divertite di aver visto il video dell’accaduto, ma ci sarebbe da rimanere più agghiacciati che divertiti nel vedere quelle immagini. L’orso di cui si sta parlando non è il peluche che si regala ai bambini come compagno di giochi, né il simpatico Yoghi dei cartoni animati. Di sicuro chi ha visto la scena dal vivo era tutt’altro che divertito. 

Tutto ciò va conosciuto e molte altre cose andrebbero raccontate per comprendere lo stato di tensione che si vive nella mia provincia. In queste settimane il Trentino e chi lo governa si trovano al centro di una gogna mediatica che osservo con rammarico, per questo, almeno su alcune questioni, vorrei dare il mio contributo di comunicazione, seppur sintetico.

Prima questione: gli orsi in eccesso; il Trentino non si è “svegliato adesso”, come spesso si sente dire. Sia il Governatore Maurizio Fugatti, sia i suoi predecessori hanno sollevato il problema più volte nel tempo, esattamente come successe quando, nel 2020, l’orsa JJ4 aggredì due uomini provocando loro dei traumi fisici e psicologici neanche immaginabili da chi non ha vissuto l’attacco di un bestione di due quintali e mezzo. In quell’occasione il TAR sospese l’ordinanza di abbattimento e il Consiglio di Stato quella di cattura. Il fatto, quindi, che la situazione non sia stata risolta, ne denota la complessità; non si tratta certamente di mancanza di volontà o negligenza. 

Un’altra questione che suscita continue e forti critiche – il radiocollare guasto – andrebbe approfondita per far comprendere che le motivazioni sono tecniche e non dovute a noncuranza. I forestali della Provincia Autonoma di Trento ne hanno dato conto nel dettaglio, spiegando anche la complessità di collarare l’orso, tant’è che per costi e logistica non è possibile mettere il radiocollare a tutti gli esemplari presenti sul territorio; lo si può fare solo con alcuni di loro. Ciò che più conta, comunque, è ribadire che  il radiocollare è utile per il monitoraggio generale dell’animale, ma non per prevenire le aggressioni. Forse, nell’immaginario collettivo, si pensa che all’avvicinarsi dell’orso a una persona o a un centro abitato arrivi un segnale di richiesta soccorso, ma non è assolutamente così. Il radiocollare su JJ4 non sarebbe stato determinante per evitare la tragedia che si è consumata.

Un altro tema ricorrente, del quale spesso si parla senza reale cognizione di causa, è il confronto che viene fatto tra Abruzzo e Trentino e che, a detta degli esperti, non ha ragion d’essere. Il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Luciano Sammarone ha chiarito bene le differenze. Innanzitutto l’orso marsicano dell’Abruzzo è meno aggressivo, più piccolo di quello europeo e non è mai scomparso dalle montagne abruzzesi, quindi il rapporto tra montanari e orso non è mai venuto meno; in Trentino, invece, questo animale era praticamente scomparso ed è stato reintrodotto negli ultimi vent’anni con una specie che ha caratteristiche piuttosto differenti. Nel valutare il rapporto uomo-orso c’è anche da considerare la diversa densità di popolazione: in Trentino, nell’area di presenza di questi grandi carnivori, ci sono più persone e più orsi rispetto all’Abruzzo, quindi è evidente la maggior possibilità di incontro.

Faccio inoltre presente un dato che riporto dal sito web del Parco Nazionale d’Abruzzo, ossia che tra il 2000 e il 2014 (i dati sul sito sono aggiornati al 2015) il 72,4% di mortalità dell’orso è dovuto a casi di bracconaggio o a cause accidentali collegate all’uomo di cui, nel 44,8% dei casi si tratta di avvelenamento o uccisione con arma da fuoco. Questi dati direi che non necessitano di ulteriori commenti o spiegazioni.

Non è rispettoso puntare il dito contro i trentini, attaccarli e addirittura arrivare alle minacce di boicottaggio, come sta accadendo in questi giorni. Le persone che vivono nelle aree di contatto con gli orsi sono spaventate e timorose, chiedono aiuto alle istituzioni perché la situazione non è più vivibile e, se non si farà qualcosa, degenererà sempre di più con conseguente limitazione della libertà personale e il pericolo di nuove aggressioni. 

Al di là di JJ4, è necessario riportare gli orsi presenti sul nostro territorio ad un numero adeguato. Come farlo? L’Assessore all'agricoltura, foreste, caccia e pesca della Provincia Autonoma di Trento Giulia Zanotelli ha spiegato che si sta lavorando ad un tavolo tecnico con il Ministero competente e ISPRA che possa trovare delle soluzioni celeri, ma che ci sono delle criticità evidenti. Prima fra tutte individuare delle località idonee per gli orsi in eccesso.

Per comprendere meglio la questione, va considerato che ogni singolo esemplare – ed al momento si parla di circa settanta orsi – va catturato, cosa non scontata e immediata,  va sedato, con i potenziali rischi che tale intervento comporta, va trasportato su di un mezzo speciale con un veterinario al seguito e questo è il meno. Il vero problema è trovare l’habitat adeguato insieme alla disponibilità ad accogliere questi animali. Sia in Italia, sia all’estero si stanno individuando alcune soluzioni, che sono però ancora in fase di valutazione.

In sostanza, le difficoltà che si stanno incontrando rendono molto difficoltosa la soluzione di un problema che, non conoscendone la complessità, può sembrare di facile gestione. Una cosa però è certa: il numero attuale di orsi in Trentino non è compatibile con la vivibilità del territorio e a questo si dovrà per forza trovare rimedio.

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