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Due sorelle e un ambiguo segreto

Il libro d'esordio di Silena Santoni mette a confronto due donne che hanno in comune un tormento del passato. Con un colpo di scena

PAOLO BIANCHI
PAOLO BIANCHI

Paolo Bianchi è nato a Biella nel 1964. Ha pubblicato "Avere trent'anni e vivere con la mamma" (Bietti, 1997), "Uomini addosso" (ES, 1999), "Il mio principe azzurro" (ES, 2001, con Igor Sibaldi), "La repubblica delle marchette" (Stampa alternativa 2004, con Sabrina Giannini), "La cura dei sogni" (Salani, 2006), "Per sempre vostro" (Salani, 2009), "Inchiostro antipatico. Manuale di dissuasione dalla scrittura creativa (Bietti, 2012). Ha scritto per riviste e quotidiani, fra questi ultimi "Il Foglio". "Il Giornale" e, dal marzo 2010, "Libero". Lavora anche come traduttore letterario.

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Silena Santoni, fiorentina, è un’insegnante in pensione. Esordisce a sessantasette anni, ma nell’immagine di copertina sembra una giovinetta. Ma bando a considerazioni estetiche che potrebbero essere scambiate per sessiste. Una ragazza affidabile (Giunti, pp. 278, euro 18)è un romanzo ambientato a Firenze soprattutto, e un po’ a Bolzano e sulle piste sciabili di Nova Levante, sulle Dolomiti (più qualche scorcio di Ancona e di Arezzo). E se siete gente che guarda alle classifiche dei volumi più venduti, lo avrete visto nelle prime posizioni. Di che tratta? Il tempo è l’oggi, ma con lunghe divagazioni negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto intorno ai movimenti di contestazione che gonfiavano le università finendo per esondare e diramarsi in rivoli più o meno sotterranei di violenza. È la storia di due sorelle, Micaela e Agnese, cresciute a Firenze appunto in quel periodo. La prima, che è più vecchia di tre anni, e ne ha sessanta, sta a Firenze, sola. La seconda abita ad Ancona e ha un marito e due figlie. Le due non si vedono da moltissimi anni e, tranne essersi incrociate poche volte, più che altro in occasione di lutti pesanti, hanno perso ogni contatto. La più grande era bella e desiderata, la seconda bruttina e molto studiosa. La prima sopravvive a stento, la seconda vive nell’agiatezza. A questo punto, e cioè entro i primi quattro capitoli, il lettore meno tonto capisce che nel passato delle due donne è nascosto un segreto. E fin qui ci siamo. Che poi questo è, come il novanta per cento dei libri d’intento commerciale sfornati sul mercato, un romanzo destinato alle donne. Sarebbe utile anche ai maschi, per documentarsi, ma ci sfiora il ragionevole dubbio che siano le donne ad averlo comprato, e si siano passate parola. I maschi, anche nella trama, stanno sullo sfondo e sono tutti prevedibili. Compreso tale Sergio, oltretutto cugino, che apprezza quella assennata, ma è, ovviamente, arrapato dalla gnocca volubile. Non si può dire altro perché la storia è basata su un paio di colpi di scena, e funziona soprattutto facendo leva su quelli. Sul rapporto ambiguo fra le due sorelle, reincontratesi solo per via di una questione testamentaria. È un romanzo narrato dal punto di vista di Agnese, che rievoca le lotte per l’emancipazione, la parità fra i sessi, l’aborto, e via elencando. E spesso riferito al pensiero che la libertà delle donne sia libertà contro l’uomo. Ma non è un romanzo turbofemminista, non cade nella trappola del piagnisteo. Anzi, all’autrice non sfugge lo scomodo e nefando principio della rivalità tra femmine, uno fra i peggiori ostacoli di ogni loro rivendicazione.

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