Usa, povertà al minimo storico: parola del NYT, torna il sogno americano?
La povertà negli Stati Uniti ha toccato il minimo storico prima della recessione pandemica. Lo riporta il New York Times oggi 16 settembre, citando un Rapporto ufficiale dell’Ufficio del Censo americano pubblicato martedì’ 15. La percentuale di americani in povertà nel 2019 è diminuita e il reddito medio è stato il più alto mai registrato. La percentuale di americani che vivono in povertà è scesa al 10,5% nel 2019, in calo di 1,3 punti percentuali rispetto al 2018. Questo tasso è il più basso da quando le stime sono state pubblicate per la prima volta nel 1959. I redditi delle famiglie sono aumentati al livello più alto registrato nel 1967, a 68.700 dollari in termini corretti per l'inflazione. “Questo cambiamento è avvenuto quando i singoli lavoratori hanno visto aumentare i loro guadagni e il numero totale di persone che lavorano è aumentato”, ha riportato il quotidiano liberal, di fatto riconoscendo che la TrumpEconomics e’ stata un indiscutibile successo per gli americani, e in particolare per quelli delle classi bassa e media. “Le modifiche metodologiche apportate dopo il 2013 rendono complicato il confronto dei dati nel tempo. Ma anche aggiustando queste differenze, i dati sul reddito del 2019 sembrano essere i più alti mai registrati, sulla base delle stime del Census Bureau”, e’ costretto ad ammettere il New York Times a 50 giorni dal voto del 3 novembre.
“Il pensatoio pro-free market Americans for Tax Reform (www.atr.org) ha tenuto l’elenco aggiornato di casi concreti di imprenditori che, per diretta conseguenza della legge di Trump (Tax Cuts and Jobs Act), hanno aumentato gli stipendi, corrisposto speciali bonus, alzato le contribuzioni aziendali ai piani pensionistici individuali 401(k)1, incrementato benefici economici o ridotto costi a carico dei dipendenti”, ho scritto nel mio libro “Il Guerriero Solitario- Trump e la Mission Impossible” (Mind Edizioni), da qualche giorno in libreria e su amazon.it .
“Il sogno americano è tornato, più grande, migliore e più forte che mai. Nessuno ha maggiori benefici della classe media americana”, aveva detto Trump al forum economico a Davos (in Svizzera) il 21 gennaio 2020. “Abbiamo creato 1,2 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero e delle costruzioni, un numero impensabile. Dopo aver perso 60.000 fabbriche sotto le due precedenti Amministrazioni l’America ha ora guadagnato, in un brevissimo periodo di tempo, 12.000 nuove fabbriche sotto la mia Amministrazione. E il numero sta aumentando rapidamente. Supereremo il numero delle 60.000 fabbriche perse, e saranno più grandi, più moderne. Anni di stagnazione economica hanno lasciato il posto a una sorgente ricca di opportunità. I mercati azionari statunitensi sono aumentati di oltre il 50% dalla mia elezione”. Aveva ragione Trump a vantarsi, ed ora anche il New York Times glielo riconosce. Poi, il Covid 19 ha sconvolto l’economia del mondo. Ma i record del presidente fino al febbraio 2020 sono entrati nella storia, come documento nel Capitolo 3 del mio libro, “L’economia di Trump prima della pandemia”.