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"Lo squalo", mezzo secolo dopo si capisce perché Spielberg diventa Spielberg

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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LO SQUALO
Rete 4 ore 21.25. Con Roy Scheider, Robert Shaw e Richard Dreyfuss. Regia di Steven Spielberg. Produzione Usa 1975. Durata: 2 ore

LA TRAMA
A quasi 50 anni di distanza funziona ancora il film che consacrò Steven Spielberg grande autore di best sellers. Nell'isoletta di Amytiville al largo della costa atlantica un ferocissimo squalo irrompe sulle spiagge facendo strage di bagnanti. Il capo della polizia giustamente vorrebbe sgombrare le rive , ma il sindaco si oppone (non vuole compromettere la stagione turistica). Ma i massacri continuano. E il capo parte per uccidere la belva, assieme a un oceanografo e a un attempato cacciatore di squali. La bestia è uccisa. Fino alla prossima puntata.

PERCHÈ VEDERLO
Perché mezzo secolo dopo si capisce perché Spielberg è diventato Spielberg. Cioè uno che a poco più di 30 anni aveva capito tutto del cinema. La trama (troppe imitazioni) è ormai scontata. Ma la tensione non molla ancora. Il povero Robert Shaw (sarebbe morto appena cinquantenne due anni dopo) ha una scena memorabile quando racconta il suo naufragio ( coi "morte bianca" attorno) al tempo di guerra.

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