"Rifkin's Festival", perché è comunque un Woody Allen (comprensibilmente senile)
RIFKIN'S FESTIVAL
Al cinema. Con Wallace Shawn, Gina Gershon e Elena Anaya. Regia di Woody Allen. Produzione USA 2020. Durata: 1 ora e 30
LA TRAMA
Un intellettuale ebreo di New York, che da anni insegue il suo sogno di scrivere un "grande romanzo americano" va controvoglia al festival del cinema di San Sebastian per seguire la moglie, press agent di attori e registi. Al Festival lui si stufa presto (la consorte è distratta dal lavoro e da un flirt con un giovane sussiegoso regista) ma lui trova inaspettatamente l'occasione per vivere una love story dicembre- maggio con una bella dottoressa spagnola.
PERCHÉ VEDERLO
Perché è sempre un film di Woody Allen, anche se è un Woody comprensibilmente senile, rassegnato a farsi pagare i film dagli Uffici turismo (San Sebastian ci fa una gran bella figura). Quindi tanti nostalgici riferimenti al cinema del tempo perduto (Fellini , Truffaut, persino Bergman con Christoph Waltz a rifare la Morte del "Settimo sigillo"). E un apprezzabile numero di belle battute ("Gesù non mi ha mai convinto. Perché ha voluto risorgere a Pasqua? Lui era un falegname, un operaio avrebbe dovuto aspettare il primo maggio" "Quello è un grande regista. Sta preparando un film sul Medio Oriente. Vuole contribuire a portare la pace tra arabi e israeliani." "Cos'è un regista di fantascienza?")