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"Rifkin's Festival", perché è comunque un Woody Allen (comprensibilmente senile)

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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RIFKIN'S FESTIVAL
Al cinema. Con Wallace  Shawn, Gina Gershon e  Elena Anaya. Regia di Woody Allen. Produzione  USA 2020.  Durata: 1 ora e 30

LA TRAMA
Un intellettuale ebreo di New York, che da anni insegue il suo sogno di scrivere un "grande romanzo americano" va controvoglia al festival del cinema di San Sebastian per seguire la moglie, press agent di attori e registi. Al Festival  lui si stufa presto (la consorte  è distratta dal lavoro e da un flirt  con un giovane sussiegoso regista) ma lui trova  inaspettatamente l'occasione per vivere  una love story dicembre- maggio  con una bella dottoressa spagnola.

PERCHÉ VEDERLO
Perché è sempre un film di Woody Allen, anche se è un Woody comprensibilmente senile, rassegnato a farsi pagare i film dagli Uffici turismo (San Sebastian ci fa una gran bella figura). Quindi tanti nostalgici riferimenti al cinema del tempo perduto (Fellini , Truffaut, persino Bergman  con Christoph Waltz a rifare la Morte  del "Settimo sigillo"). E  un apprezzabile numero di belle battute ("Gesù non mi ha  mai convinto. Perché ha voluto risorgere a Pasqua? Lui era un falegname, un operaio avrebbe dovuto aspettare il primo  maggio"  "Quello è un grande regista. Sta preparando un film sul Medio Oriente. Vuole contribuire a portare la pace tra arabi e israeliani."  "Cos'è un regista di fantascienza?")

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