"Solo due ore", un thriller senza pretese che centra il bersaglio
SOLO DUE ORE
Nove ore 21.25. Con Bruce Willis, Mos Def, David Morse. Regia di Richard Donner. Produzione 2006. Durata: 1 ora e 42 minuti
LA TRAMA
Jack Mosley (Bruce Willis) è un poliziotto non più giovane, con problemi di alcool. Nessuno al Distretto lo calcola ormai granchè. Tant'è vero che gli viene rifilato un incarico di routine: scortare un piccolo delinquente dal distretto al vicino tribunale (solo sedici isolati di distanza, i 16 blocks del titolo originale). Altro che routine. C'è in giro molta gente che vuole il delinquente morto e tra la gente alcuni colleghi corrotti di Jack. I colleghi contano di mettere le mani sullo scortato ai primi isolati (quel catorcio di Jack non dovrebbe essere un problema). Ma Jack messo alle strette risfodera la sua vecchia grinta di duro. Sventa tutti gli attentati e arriva abbastanza sano e salvo al sedicesimo isolato.
PERCHÈ VEDERLO
Perché è un thriller poliziesco magari senza pretese, ma che centra il bersaglio principale: cioè tenere lo spettatore incatenato alla poltrona fino al centesimo minuto. Richard Donner per l'occasione ritorna all'efficienza spettacolare del suo film più noto (il primo "Arma letale"). E Bruce Willis è completamente a suo agio nel suo personaggio preferito di sbirro magari crapone ma incrollabile.