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Mank, ritratto della Hollywood d'oro e dei suoi "orridi giganti"

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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MANK
al CINEMA
con Gary Oldman,  Amanda Seyfried e Charles Dance. Regia di David Fincher.  Produzione USA 2020. Durata: ore 2 e 10

LA TRAMA. Nel 1940 Herman Mankiewicz, uno dei più reputati sceneggiatori di Hollywood (e delle linguacce più temute) mentre si sta recando  a Los Angeles per metter mano allo screenplay di "Quarto potere" di Orson Welles (un film destinato a fare la storia non solo del cinema) ha un incidente d'auto dove rimane seriamente ferito. Ma il film si deve fare e Mankiewicz  è costretto a dettare dal letto la sceneggiatura. Mentre detta (e beve per tirarsi su) Herman ripensa ai dieci anni precedenti e agli incontri con personaggi leggendari come il produttore Louis B. Mayer  e il magnate della stampa William Randolph Hearst.

PERCHE' VEDERLO. Perché è scritto benissimo (come nemmeno Herman avrebbe saputo fare) e dà un ritratto splendido (coinvolgente anche per i non addetti ai lavori)  dell'età d'oro di Hollywood, quando l'America, anche grazie al cinema si risollevò  dalla buia crisi  della fine degli anni 20. Età d'oro veramente  perchè dominata da personaggi come Mayer e Hearst magari personalmente  orridi, ma a loro modo splendidi "più grandi della vita" ("Quarto potere" fu in fondo una biografia non autorizzata di Hearst)

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