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Minari, il cinema sudcoreano non è solo Parasite: una chicca girata in 25 giorni

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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MINARI
 al cinema  e su Sky 2 ore 21.15
Con Steve Yeun, Yeri Han e  Noel Cho.  Regia di Lee Isac Chung. Produzione  USA 2020. Durata: 1 ora e 55 minuti

LA TRAMA. Negli anni 80  un immigrato coreano porta la famiglia in Arkansas deciso a metter su una fattoria.  Il trasferimento però almeno nei primi tempi  piace solo  a lui. Moglie e figli stavano bene in California. I già precari equilibri familiari peggiorano, almeno in apparenza quando dalla Corea giunge  la stravagante nonnina. E invece sarà  proprio lei  a far diventare la casa in Arkansas la vera definitiva dimora della famigliola di  Jacob

PERCHE' VEDERLO. Perché è la conferma  che il cinema sudcoreano non  vive solo della fiammata di "Parasite" (vincitore degli Oscar lo scorso anno) ma s'allarga  s'impone oltre i confini  fa continue proposte. Il film era candidato a  sei statuette (meritatissima quella assegnata a Steve Yeun). E pensare che è stato girato in soli 25 giorni (non  in Arkansas però ma in Oklahoma).
 

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